Papa Francesco in Bolivia. Il dono che Francesco definisce “Arte di Protesta”

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Il dono di Morales al Papa, un crocifisso blasfemo su falce e martello – Foto ANSA

Un inghippo diplomatico nel corso del viaggio di Papa Francesco in Bolivia si è manifestato nel corso dello scambio dei doni quando Evo Morales ha consegnato a Papa Francesco un Cristo fissato su la falce e martello. Una sorta di blasfemia che si è conclusa con un gesto di Papa Francesco che ha tolto dal suo collo un collare che richiamava lo stesso simbolo.

Forte appoggio dal Papa  al cammino di inclusione sociale della Bolivia, alla sua tutela delle nazionalità, idiomi, culture, al suo riconoscere i diritti delle minoranze al suo opporsi al dio denaro che scarta anziani e giovani. Forte sintonia e calore con il presidente Evo Morales. E, parlando davanti a 500mila persone che lo hanno accolto all’aeroporto di El Alto, papa Francesco ha citato il preambolo della Costituzione boliviana, che poeticamente descrive la natura del Paese dall’Amazzonia al Chaco, alle pianure, e subito dopo ha citato la sua enciclica Laudato sì.

Subito prima del Papa, Morales, primo presidente indio dello Stato plurinazionale della Bolivia ha detto grazie al Papa “che ha scelto i poveri e ha scelto di chiamarsi come san Francesco d’Assisi, e gli ha chiesto “di aiutare il nostro cammino di cambiamento”, “della nostra terra di pace – ha detto – che chiede giustizia”.

L’accoglienza in aeroporto – il Papa giungeva da Quito al termine della tappa ecuadoriana del viaggio in Sud America – è stata calorosissima, sono stati eseguiti inni e canti andini, presentati gli onori militari, appena il Pontefice è sceso dalla scaletta dell’aereo, nel più alto aeroporto al mondo, a circa 4.000 metri. Il Pontefice ha seguito la prima parte della cerimonia di benvenuto tenendo al collo una “chumpa”, la borsa di lana usata per portare le foglie di coca, mentre prima di congedarsi e salire sulla papamobile scoperta ha indossato un poncho di lana bianca. Si è colta sintonia e vicinanza tra il Papa e il presidente anche nei gesti, nei toni delle sottolineature dei discorsi, nelle strette di mano. Morales lo ha chiamato diverse volte “fratello Papa”, mentre Bergoglio ha ringraziato per l'”accoglienza fraterna che mi ha dispensato”.

Il Papa ha ricordato anche la opzione della Chiesa per i poveri. Prima di sedersi per i discorsi, papa e presidente hanno percorso alcune decine di metri a piedi, Morales portava con se i familiari e il Papa ha preso per mano uno dei bambini. Il discorso del Papa probabilmente anticipa alcuni dei temi del secondo incontro mondiale dei movimenti, che si terrà domani a Santa Cruz. Temi in parte presenti anche nel discorso che il Papa ha preparato per l’incontro con la società civile, che si svolgerà tra poco nella cattedrale di La Paz. Nel testo predisposto, il Pontefice introduce anche il tema della tutela delle tradizioni locali e dell’ambiente da cui sono sorte, e accenna al ruolo specifico delle religioni nello sviluppo della cultura e nei benefici da apportare alla società. Molto toccante la sosta che papa Bergoglio ha fatto lungo la strada nel luogo in cui il 21 marzo 1980 fu ritrovato il cadavere del gesuita Luis Espinal, cineasta e difensore dei minatori, rapito il giorno prima dai paramilitari del sanguinoso dittatore Luis Garcia Meza. Padre Espinal, ha detto il Papa prima di recitare un “Padre Nostro” per lui “è morto per il Vangelo e per la libertà della Bolivia, anche se quelli che lo hanno ucciso non lo hanno creduto”.

L’accoglienza del popolo boliviano è calorosissima, una folla immensa lo ha accompagnato lungo i chilometri dall’aeroporto a La Paz, e fino alla cattedrale, nonostante il freddo intenso, acclamandolo con grande affetto. Papa Bergoglio si trattiene tra El Alto e poi La Paz circa quattro ore, il che dovrebbe evitargli fastidi da altitudine, visto che dai 4.000 di El Alto scenderà ai 400 metri sul livello del mare di Santa Cruz, dove alloggia in questo viaggio boliviano.

Fonte ANSA

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