Pasqua per la Fondazione Paolo di Tarso

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mons-renzo-giuliano-biennale-dieta-mediterranea-2016-prima-sessione-lavoria cura di Mons. Renzo Giuliano/

A tutti gli amici della Fondazione “Paolo di Tarso” un augurio per la Pasqua. E’ un augurio motivato dalla fedeltà dei lettori delle varie testate giornalistiche e dalla fedeltà dei simpatizzanti a tutte le diverse attività proposte, attualizzate, condivise ad ogni livello, sia culturale, sia etico, sia promozionale, sia di sensibilizzazione agli essenziali valori ed atteggiamenti della persona e della società.

La Pasqua celebrata dai cristiani non è un attimo; essa racchiude un vero percorso che viene a toccare e svelare il mistero della vita, il più profondo, contenuto nel rapporto e nel dialogo fra Dio e l’umanità intera. La Chiesa comprende questo cammino di vita, ad iniziare dal primo momento di vita nella creazione fino alla sua pienezza rivelata in Gesù Cristo, Figlio di Dio, ultimo e definitivo Adamo di tutta la storia, nel compendio dei giorni del Triduo Sacro, cioè Giovedì santo – Venerdì santo e solenne Veglia pasquale, madre di tutte le veglie.

Il Giovedì Santo ricordiamo tutti l’ultima Cena di Gesù con gli apostoli. E’ questa un’esperienza di sintesi unica di una comunione che trascende le attese umane. Scrive il Vangelo di quel giorno: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv. 13, 1). Gesù parla del “sino alla fine” di se stesso! La vita viene dalla vita di Cristo spesa e crocifissa totalmente per noi, quella vita di pastore e maestro che ha cercato da sempre l’amicizia e la comunione con i suoi discepoli, fossero anche quelli che agiranno come traditore o lo abbandoneranno.

Tale amore sino alla fine ha un chiaro e non interscambiabile segno nella Cena, anch’essa ultima, in quanto rivelativa di un dono pieno. Il pane e il vino di quella Cena celebrata da Cristo diventano, per le parole di Cristo, cibo di vita eterna, possibile ora perché chi ne mangerà sarà conformato al corpo e al sangue di Cristo.  Entriamo nel banchetto preparato dallo Spirito Santo.

Il Venerdì Santo si fa memoria del cammino di sofferenza e di crocifissione avvenuti da Gerusalemme al luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota. Gesù inchiodato in croce è invitato dalla folla e dai capi religiosi, a segno di scherno, a scendere dalla Croce. Gesù non è sedotto da questa terribile tentazione, ma rimane fermo, innalzato sulla croce, per non mancare alla più vitale comunione con il mondo.

Da quella Croce l’uomo continua a nutrirsi con quel sangue che, scorrendo fuori dalla vita morente del Figlio di Dio, è raccolto dagli Angeli e dalle anime elette  per divenire consanguinei, nella verità, con il Dio che muore per noi in Cristo Gesù. Ricorda la Chiesa che il sangue di Cristo è bevanda di salvezza versato per coloro che vogliono uscire dal loro peccato, dai loro egoismi. La testimonianza del sangue è carità indiscutibile ed insuperabile.

Il Sabato Santo la Liturgia prende lunghe ore della notte per fare rivivere una realtà: la storia di Dio con l’uomo; questa ricerca di Dio, chiamata Alleanza, ha giorni veramente lunghi nei quali l’azione di Dio si snoda da sempre e per sempre, dall’inizio della storia fino alla sua fine per una ininterrotta comunione di vita; non può essere altrimenti per chi non è solo un Dio, ma è Dio Padre, rivelato dal suo Figlio Gesù, nell’amore dello Spirito Santo. La centralità del lungo esodo ebraico ha la sua espressione in Dio che nutre nel deserto il suo popolo, sia con cibo che con l’acqua scaturita dalla roccia, mentre nel Nuovo Testamento liturgico l’ha nella luminosa eucarestia pasquale che transustanzia il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Risorto per noi. La Pasqua è accedere a questo cibo del Risorto, presente sacramentalmente nella sua Parola di risurrezione e nel suo Cibo di risurrezione. La Pasqua ci ingloba e ci avvolge, in grazia assoluta, in questo percorso di esodo che ci conduce al passaggio dalle tenebre alla luce della fede. E nel mondo ne siamo testimoni credibili e significativi.

Pasqua quindi quale vita nuova di piena speranza nella più reale, e non ideologica, comunione con Dio Trinità, Amore che brucia nel segreto del cuore dell’umanità. Pasqua nel segno di un cibo come nutrimento reale, sano, essenziale specie nel dono del pane e del vino, ed etico, nel senso che impegna e rivela la generosità e la bontà della forza migliore da offrire per gli altri e per la loro qualità superiore di vita; un cibo che è un comune lavoro di umanità e non di aziende e del loro solo profitto.
Pasqua come rinnovato impegno di dare speranza, senza distinzione, a tutti nell’impeto o nello zelo di stabilire una dimora in questa terra che sia accogliente nella fraternità, relazionata nella solidarietà, servizievole nel bene comune, amante fino alle propaggini dei confini dei nemici. La Pasqua non ne fa parole di circostanza o ingannevole sentimento di utopia, ma ne realizza i contorni di realtà in Cristo, morto e risorto anche per questi nostri giorni così difficili e violenti e che spezzano il cuore di milioni di fratelli.

Buona e Santa Pasqua nell’ascolto di quanto ci dirà San Paolo nella Veglia di Pasqua: “Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Romani 6, 4). Camminare, in questo linguaggio biblico e paolino, non ha altro gusto che assaporare tutta la nostra solidarietà di quel bene che vorremmo per il mondo, come è progetto di vita per gli amici che lavorano nelle realizzazioni della Fondazione “Paolo di Tarso” e di coloro che simpaticamente ne seguono gli sviluppi.

Semplicemente, Buona Pasqua!

 

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