Chiesa e Comunità Politica: incontro epico alla Sapienza con il Cardinale Vallini

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S. Em. il Cardinale Agostino Vallini Vicario del Santo Padre e il Rettore della LUMSA Prof. Giuseppe La Torre

A cura di Viviana Normando/

Un appuntamento epico che taluni forse hanno colto solo come la prima sessione di un convegno altamente significativo su “Chiesa e Comunità Politica” ma che in realtà è stato un incontro storico, che ha visto convergere alla Sapienza le Università Cattoliche, Ecclesiastiche e Libere, in una unità che si va sempre più consolidando nella città di Roma.

GLI AUGURI AL CARDINALE VALLINI

Motivo del meeting è stato lo stringersi di tutti attorno a Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, Arciprete della Papale Arcibasilica Lateranense, in occasione del cinquantesimo anno del Concilio Vaticano II ma anche del suo venticinquesimo anno di Episcopato. Tutti i Rettori, fin dalla prima sessione, dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza Prof. Luigi Frati al Magnifico Rettore della Libera Università degli Studi “Maria SS Assunta” – LUMSA Prof. Giuseppe dalla Torre si sono stretti attorno al Cardinale Vallini, insieme agli altri illustri relatori e partecipanti, in segno di devozione. Devozione, stima e gratitudine per il suo impegno indefesso quale Vescovo nell’unità del suo operato di Docente Universitario e successivamente di Ministro della Chiesa, binomio che lo ha portato, insieme ai suoi compagni, a vivere e a presentarsi alla Sapienza nella sua memorabile e duplice veste di Vescovo e di storico Docente di Diritto Pubblico Ecclesiastico.

INCONTRO ALLA SAPIENZA UNIVERSITA’ ROMANA PIU’ ANTICA

L’incontro è avvenuto alla Sapienza per dare un segnale di modernità e di apertura della Chiesa verso la Società sulla scia proprio del Concilio vaticano II, in questo caso per il tramite del mondo accademico ma anche perché La Sapienza – come ha da subito ricordato nel suo saluto istituzionale il Rettore Luigi Frati – è la più antica Università di Roma e una delle più antiche in Italia, voluta da Bonifacio VIII, ‘post quam divinae sapientiae’.

LA PRESIDENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE ITALIANA

Nella presentazione del Convegno il Prof. Cesare Mirabelli Presidente Emerito della Corte Costituzionale Italiana ha ringraziato ribadendo come tale incontro “è qualcosa di più della spiritualità, è un momento in cui confluiscono tutte le università sul tema di grande interesse e di approfondimento della portata del Concilio Vaticano II e della relativa incidenza della vita della Chiesa nella società. E perché alla Sapienza? Oltre ad essere l’Università più antica di Roma perché qui nel 1970 fu promosso, a ridosso del Concilio, il primo congresso internazionale del diritto canonico. Fu già quella un’occasione straordinaria in cui si sono potuti confrontare metodi di ricerca e questioni del Concilio in ordine alla Chiesa e alla Società nonché per rompere quella incomunicabilità, scientifica e non, tra studiosi romani ecclesiastici e laici e università europee ed extraeuropee. Roma ha segnato la dialettica e il rapporto con cui è stato studiato il diritto della Chiesa. Alcuni avevano immaginato, nello spingersi troppo oltre, la fine della cooperazione tra Stato e Chiesa ma invece sia quell’incontro che il Concilio stesso, improntato sul diritto della persona e della dignità umana, fu una risorsa di conciliazioni. Se la libertà è ferita in un solo uomo è ferita in tutti”.

Il Prof. Francesco Paolo Casavola Presidente emerito della Corte Costituzionale Italiana confessa da subito la nostalgia del seminario e gli incontri con lo stesso giovane Vallini nelle comuni lezioni nella facoltà teologica di Capodimonte. “Il Concilio Vaticano II – dice Casavola in un approfondito intervento giuridico – va letto per la distanza che gli eventi della storia stabiliscono. Allora, tema ancora attuale, la Chiesa doveva prendere atto di un mondo nuovo, quello delle società pluralistiche, in cui irrisolta era la definizione del rapporto tra Stato e Chiesa. Nella storia della Comunità Europea gli interlocutori della Chiesa non erano più i sovrani, nella misura in cui la Chiesa guarda all’etica nella società il buon cristiano non poteva essere subito obbediente ma il cittadino in grado di ottenere leggi. E mentre il cittadino poteva scegliere la Chiesa ha resistito alla formazione dei partiti cattolici nel XX secolo, quando da parte di tutti, anche del crescente associazionismo, ci si è iniziato insistentemente a chiedere quale fosse il confine tra l’attività politica e il resto. Vi sono dei passaggi fondamentali di congiunzione come il fatto che l’uomo viva e nella storia umana e conservi la vocazione eterna. La Chiesa, anche secondo ‘Gaudium et Spes’ ha come compito di elevare tutto quello che di bello e di buono si trova nella comunità umana. L’impegno della singola persona può vincere sull’egoismo e aprirsi al bene comune che altro non deriva se non dai concetti della fratellanza espressa dal Vangelo. La Chiesa non può imporre nulla, può adoperarsi ove il Concilio ha il duplice compito di agire nella storia e nella chiamata all’eternità. Gli uomini già di per sé nascono per giovare ai propri simili, in realtà non vi è bisogno di creare partiti ma una cultura al politicismo. I responsabili siano guidati dai valori dell’uguaglianza e della pace, si muovano non per segnare le diversità, come nel caso dell’abolizione della carta dell’Onu, ma per unire”.

S. Em. Il Cardinale Agostino Vallini e il Presidente della Corte Costituzionale Italiana Prof. Francesco Paolo Casavola - Il Vaticanese.it
S. Em. Il Cardinale Agostino Vallini e il Presidente della Corte Costituzionale Italiana Prof. Francesco Paolo Casavola – Il Vaticanese.it

CONCILIO VATICANO II: CHIESA E SOCIETA’ PER IL BENE COMUNE

S. Em. Card. Lluis Maria martinez Sistach Arcivescovo di Barcellona, ha da subito sottolineato “come sia la Chiesa che la Società sono al servizio della vocazione personale e del bene comune”. Dal Concilio Vaticano II emerge il concetto della laicità che Benedetto XVI Papa Emerito dice esistere senza escludere alcun fondamento unico nella religione ove Papa Francesco sostiene che la laicità non è ostilità alla comunità religiosa anzi può essere confronto e supporto. Il fattore religioso è presente nella società, democratica, e lo Stato non può ignorarlo. La laicità significa un’azione statale del riconoscimento del fenomeno religioso”. L’Arcivescovo tocca tanti punti tra cui la libertà religiosa che è complementare alla pace sociale.

Numerosi gli accenni da parte del dott. Federico Cinquepalmi Dirigente reggente del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca della Direzione Generale per l’internazionalizzazione della ricerca, che ha relazionato da parte di Janne Haaland Matlary già Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Norvegia, su come edificare la pace nell’incontro tra Stato e Chiesa, argomento sollevato dal Concilio Vaticano II e dall’Enciclica di Giovanni XXIII, che fu un grande mediatore e diplomatico ‘Pacem in terris’.

“La Pace – scrive Janne Haaland Matlary – deve essere costruita nella giustizia ma coloro che lavorano per la pace la integrano nei diritti degli uomini. Ogni singolo uomo è veramente una persona con diritti e doveri inalienabili. Gli Stati devono basare la loro esistenza sui diritti umani e sulle interrelazioni, non sugli interessi personali. Le armi non sono strumenti di politica e bisogna chiedersi ancora oggi quale sia il ruolo delle armi nell’equilibrio al potere. Solo quando il bene comune è ricercato e i diritti rispettati allora vi sarà assenza di guerra”.

Al termine degli interventi di cui sono stati riportati solo alcuni stralci il Magnifico Rettore della LUMSA Giuseppe della Torre ha avuto la responsabilità di consegnare a S. Em. Cardinale Agostino Vallini il volume “Chiesa e Comunità Politica”, di Aracne editrice, responsabilità avvalorata dal fatto che il testo è frutto della cooperazione non solo da parte di tutte le università romane ma è il risultato di considerazioni e studi puntuali sull’attualità del Concilio Vaticano II da parte di quaranta docenti e intellettuali.

Intervento Cardinale Vallini alla SapienzaIL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO DEL CARDINALE VALLINI

Di seguito riportiamo testualmente, a cura de Il Vaticanese.it, il memorabile intervento a braccio del Vicario di Papa Francesco per la Diocesi di Roma, dove, nell’emozione e nell’umiltà, lascia straordinariamente trapelare la sua natura si docente universitario, vocazione esercitata in modo unidirezionale fino ad un certo punto della sua vita e la vocazione del suo Ministero Sacerdotale, aspetti che si fondono, nella preghiera, ricerca ed azione per raccontare alcuni aneddoti dietro di sé e che fondono l’uomo e il sacerdote con la storia.

“Eminenza, illustri Presidi, illustri Docenti, Dottori del Diritto, Signore e Signori – ha dichiarato Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma – io sono molto onorato e anche un po’ commosso e non ad uso di queste cerimonie almeno come destinatario, per l’omaggio di questo ponderoso, non solo di peso ma credo di contenuti di questo volume. Mi sia permesso ringraziare chi lo ha promosso, in particolare chi lo ha curato, il Professor Giuseppe Dalla Torre e il Presidente Cesare Mirabelli, ai quali sono legato da vincoli di discepolato comune. Cinquant’anni circa eravamo insieme, alunni e condiscepoli delle Aule dell’Università Lateranense laddove io da giovane sacerdote ero inviato specializzando e loro già docenti e assistenti a quell’epoca del Prof. Danak Norbert e del Prof. Spinelli, l’uno a Bologna, l’altro a Roma, erano già dentro, ma diventammo subito amici e ne apprezzai poi nel tempo delle vicende soprattutto nella Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici Promovendo, di cui divenni membro anche io a quel tempo e ne apprezzai il loro valore. Poi loro hanno fatto la loro prestigiosa carriera accademica e non solo e io mi sono dedicato soprattutto negli anni 70, direi alla fondazione, la riflessione che potesse fondare o rifondare questa affascinante disciplina del diritto pubblico ecclesiastico. Ricordo quando fui da assistente alla cattedra del Prof. Anastasio Gutierrez, invitato dal Senato Accademico ad assumere l’insegnamento, prima da incaricato e poi fino ad un certo punto, la carriera mi si apriva ad ulteriori passaggi, e questa disciplina mi affascinò. Si trattava di studiare come il rinnovamento conciliare che Giovanni XXIII aveva chiamato “un percorso di aggiornamento”, potesse anche trovare applicazione in questo ambito che, come ci ha ricordato il carissimo Prof. Francesco Paolo Casavola, al quale peraltro sono legato da altri motivi ma motivi di grande stima e di grande affetto, ci ha ricordato in una sintesi matura, io così l’ho recepita, ascoltata stasera, nella sua bella relazione, ma allora si trattava di cominciare ad immaginare il passaggio di un classico trattato lo ‘Ius pubblicum ecclesiasticum’ di Alfredo Ottaviani, erede del Tarquini e così via, ad impostare davvero, alla luce del magistero conciliare, la realtà nuova che veniva. Il primo punto era lo studio della realtà “Chiesa” ed eravamo alunni, a quel tempo. Noi abbiamo studiato negli anni in cui il Concilio si celebrava, i nostri docenti erano periti conciliari e la mattina a lezione ci dicevano anche il progresso, penso come per esempio a tutto lo sviluppo dell’Episcopato nella nota applicativa del capitolo III del Lumen Gentium e quindi avevamo di fronte una concezione, se volete più aggiornata ma anche più teologicamente e biblicamente fondata sulla Chiesa stessa. Quindi come si doveva coniugare il passaggio dall’Ecclesia dell’indice ‘perfecta’ ad una concezione della Chiesa ‘mistero’ che si fa storia del popolo di Dio e che si fa presente nella realtà della storia umana, della vicenda umana e poi l’altra parte la ‘Gaudium et Spes’, che come è stato più volte ricordato stasera nel suo impianto generale ma particolarmente in quei numeri del rapporto Chiesa e Comunità Politica dal 77 in poi, invitava a ripensare davvero tutto quello schema e quel travaglio che il Prof. Casavola ci ha riportato all’inizio della sua relazione in maniera veramente sintetica ma chiarissima, chiarissima, come realizzare questo incontro tra una realtà, quella dello Stato, organizzazione giuridica politica e al servizio della società civile nei diversi sistemi democratici e talvolta non, come potesse essere messa insieme con quella realtà natura sua carismatica ma anche con una dimensione istituzionale qual è la Chiesa, non più vista soltanto nella sua dimensione gerarchica ma nella realtà del popolo di Dio e quindi non solo in rapporti tra le istituzioni ma anche in rapporti tra realtà umane dello ‘Stato’ come ‘società di cittadini’ e la ‘Chiesa’ come ‘comunione di fedeli’. Erano argomenti appassionanti a cui si aggiungeva quel gioiellino del Concilio che io considero tale la dichiarazione ‘Dignitatis humanae’ sulla libertà religiosa, ove con non poco travaglio nella elaborazione si è arrivato ad affermare che non era più la libertà religiosa un concetto che affermava la tolleranza bensì un diritto fondamentale della natura, operando un passaggio interessantissimo per cui il diritto naturale della libertà religiosa non è più soltanto il non essere costretti a reagire contro coscienza ma il passaggio nuovo è il non essere impediti ad agire secondo coscienza. Ecco questi tre pilastri che giocavano insieme: la Chiesa, lo Stato nelle azioni ad una realtà certamente nuova con questa esigenza del diritto naturale alla libertà religiosa, ci appassionò allora. Ma eravamo alle prime impostazioni di questa disciplina. Ricordo che il Rettore di allora il grande Pietro Pavan nostro maestro di allora e poi Rettore Magnifico, mi disse quando mi incaricò di questa disciplina: “si ricordi però che deve avere il coraggio di impostarla di nuovo”. Io naturalmente accolsi con un grande onore l’impegno della docenza e mi ricordo che me ne andai in Spagna a Salamanca e a Coniglias per potere andare all’elaborazione, i primi tentativi di elaborazione di una nuova impostazione della disciplina che mi appassionarono molto. Oggi ho sentito come invece a distanza di 50 anni siamo già ad una visione molto più articolata e il percorso che ha fatto soprattutto attraverso i grandi congresso internazionali di Roma e poi di Milano, e poi Pamplona e poi ancora altrove, sono stati momenti nei quali questa disciplina ha trovato il suo sviluppo, la sua sistematica. Poi ad un certo punto la mia vita ha deviato perché figlio di obbedienza sono stato chiamato ad un altro Ministero e certamente non ho potuto seguire continuativamente lo studio di questa disciplina. Posso però dirvi una cosa: che a distanza di cinquant’anni e dopo 25 di lavoro pastorale come Vescovo trovo che quei principi ispiratori venuti dal Vaticano II, non solo sono confermati ma direi sono pilastri da cui non allontanarci. Lo abbiamo sentito anche stasera. Ma guardando poi all’applicazione degli elementi giuridici nei confronti della realtà, la realtà Chiesa e la realtà Stato, naturalmente emerge sempre di più, a mio parer la rilevanza, del cittadino fedele. Allora questa disciplina non ha soltanto l’attenzione ai rapporti tra le istituzioni ma emerge sempre di più per esempio tutti gli interrogativi che il Prof. Casavola pone e che diventano capitoli di impegno, dove non viene ad essere sminuita la responsabilità dei cristiani e quindi dell’impegno in un regime di rispetto delle esigenze democratiche e al tempo stesso l’esigenza di un cammino spirituale serio e motivato ma tutto questo domanda che davvero i rapporti diventino di quella sana e fruttuosa collaborazione tra la realtà comunionale della Chiesa, espressa anche nella sua dimensione istituzionale e il cittadino, chiamato ad essere in una società sostanzialmente democratica, responsabile ed impegnato, nel trasfondere anche quei valori di riferimento alti e di quella dimensione di trascendenza, nella vita della società civile. Io sono molto grato. Accolgo questo omaggio come un grande onore per me, prometto di farne un uso da discepolo di tanti maestri e ringrazio veramente di cuore”.

Il Convegno prosegue nella Pontificia Università Lateranense.

Presente Il Vaticanese.it della Fondazione Paolo di Tarso.

Il Cardinale Agostino Vallini e il Prof. Francesco Paolo Casavola - Il Vaticanese.itUN FORTE INCENTIVO PER I GIOVANI DELLA FONDAZIONE “PAOLO DI TARSO”

Un energico stimolo a fare sempre meglio durante l’incontro, voluto fortemente dai Rettori e da mons. Lorenzo Leuzzi oggi Vescovo Ausiliare di Roma, è stato trasferito alla giovane Fondazione “Paolo di Tarso”, dall’ambiente accademico e da Sua Eminenza Il Cardinale Vallini, a proseguire nell’operato intrapreso.

Dobbiamo dire che è stata una grande emozione rendersi conto “di far parte della storia” e di potere testimoniare le parole di chi ha vissuto in prima persona fin dal concepimento e dalla promulgazione, “la rivoluzione copernicana” del Concilio Vaticano II, come è stata definito da uno degli insigni relatori.

Un’emozione avvalorata dagli esempi dei protagonisti della giornata, dalla gioia composta e sincera degli auguri rivolti al Cardinale Vallini, affinchè anche dopo il venticinquesimo anno di Episcopato il suo Ministero Sacerdotale possa generare altri frutti maturi per la fertilità del bene comune, forte della parola di Dio e della sua preziosa esperienza tra Chiesa e Stato.

Incredibile pensare, soprattutto per chi lavora anche in uffici senza pareti, quanto contino i maestri che si incontrano sulla propria strada, quanto bene e bello può produrre la relazione e il confronto tra chi si è conosciuto come nel caso della Fondazione “Paolo di Tarso” che ha visto centinaia di studenti, a cominciare dalla Sapienza, poi a Tor Vergata, a Roma Tre, alla Pontificia Università Gregoriana e Lateranense, lavorare e laurearsi sui temi e sui progetti nati in seno alla “Paolo di Tarso” e sviluppatisi per più di dieci anni nella sua sede legale la Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma-Chiesa di Stato, grazie all’autorizzazione del Vicariato di Roma.

La Fondazione “Paolo di Tarso” è definita una piccola “fabbrica del bene comune” e non meno di quindici giorni fa, in una iniziativa del Rettore Prof. Luigi Frati, era al tavolo in commissione dell’Aula Magna, in una cerimonia di conferimento di un Premio Internazionale Medaglia d’oro Maison des Artistes, quando i suoi strumenti editoriali, www.gruppocomunicareitalia.it, tra i quali la testata di informazione www.ilvaticanese.it con lo spazio “InsiemeaFrancesco.it”, venivano citati come garanzia di una comunicazione etica in rete. E per comunicazione etica noi intendiamo super partes, sempre oggettiva, che travalica i nostri interessi a favore della collettività, laica, a sostegno della Madre Chiesa.

Si vedano gli altri articoli inerenti al Convegno nelle pagine de Il Vaticanese.it.

Per info e approfondimenti www.vicariatusrbis.org.

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