“Insieme a Francesco”: la descrizione di un viaggio particolare

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Vincenza Palmieri Presidente dell'Istituto Nazionale di Pedagogia familiare

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Direttore dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e Fondatrice del Programma “Vivere senza psicofarmaci” ha inviato a Papa Francesco, manifestando il desiderio della sua vicinanza, anzi sentendolo vicino e rinnovando in sé e negli altri, soprattutto in ragazzi, un nuovo stile di vita, quello di camminare, proprio come cultura e forma mentis, “Insieme a Francesco”, noi con Lui, Lui con noi e con lei.

“Caro Francesco, Buongiorno! – scrive la Prof.ssa Vincenza Palmieri – Così avrei voluto salutarti quando anche tu “sei stato nominato”. E pensavo che quel giorno sarebbe stato buono! Ho pensato che la tua croce di ferro fosse un segno epocale di rinnovata e necessaria spiritualità. Vorrei invece oggi che le parole lette con il primo caffè del mattino fossero il sogno dilatato in un incubo che si dissolverà con il sole di mezzogiorno.

“Giovani tristi? Li mando dallo Psichiatra! Perché non si capisce un giovane che non vuole intraprendere una cosa grande!”, così pare tu abbia detto.

Perché “un giovane che non vuole intraprendere una cosa grande” debba essere malato? Perché ha bisogno dello psichiatra?

Perché la paura non può essere invece una fragilità? I nostri ragazzi…“scialla”… con le loro interminabili emozioni, ondeggianti tra sfrontatezza e broncio sono da proteggere e prendere in braccio; perché condannarli al silenzio di una bava da “stabilizzatore dell’umore”?

Caro Francesco, in Italia, 70 bambini, ogni anno, vengono ricoverati in TSO e 6.000, tra i 12 e i 18 anni, in reparti di psichiatria per adulti!

Francesco, quest’estate ho visitato un ragazzo legato al letto con 4 fasce di cuoio: mani e piedi, in un ospedale romano. Ne ho visti altri negli SPDC, i manicomi italiani. Ne ho visto migliaia con la “doppia diagnosi”, a 20 anni.

Tra i tanti: uno di 22, spinelli e birra. Un ragazzo da ascoltare, indirizzare, aiutare a studiare o lavorare, un ragazzo che aveva paura di far cose grandi. Un mese in clinica psichiatrica: puntura mensile depòt a lento rilascio, tre tipi di antipsicotico, benzodiazepine a fiumi. E’ a questo che dovremmo indirizzare i nostri ragazzi?

Ai bambini più poveri con assistenza pubblica, vengano prescritti farmaci antipsicotici in quantità 4 volte maggiore che a bambini di famiglie ricche, citava il New York Times a proposito di una ricerca condotta in quello stato!

I poveri sono più malati? No, la verità è che sono meno protetti, meno difesi, più arresi. In Italia, la “pandemia” sui DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) sta minando non solo la scuola italiana ma il futuro delle nuove generazioni, compensate e dispensate, come vuole la norma. La Sindrome da Alienazione Parentale, l’Iperattività, il “disturbo schizoaffettivo”, ed un “Borderline” che va bene per tutto! Più 114,2% (dal 2001 al 2009) il consumo di psicofarmaci, è il dato riportato da una ricerca del Censis.

Questo non è un comunicato: vuole essere l’estensione del grido di quella mamma piangente al telefono: “Dottoressa! Una mamma non dovrebbe mai vedere un figlio in quelle condizioni! Mio figlio era un fiore, sono anni che me lo drogano così … e se non glielo porto, se lo vengono a prendere! Una mamma non dovrebbe mai vedere tutto questo!” Vuole essere la voce di quel ragazzino di Catania che ormai, inebetito, non parlava più. E di tutti i bambini a cui daranno un po’ di Ritalin, insieme all’omogeneizzato, come suggerito al 4° Congresso Mondiale sull’ADHD recentemente svoltosi a Milano.

Ma Psiche, mio Caro Amico, non significa “anima”? E l’anima, non è forse quell’essenza purissima senza forma, senza dimensione, senza spazio e solo bellezza? Come può un farmaco imbrigliare un’anima? Le grandi potenze hanno vinto anche te, Francesco?

“Non abbiate paura di andare verso le periferie della vita”, dicevi solo qualche settimana fa. Ne ho fatto uno slogan (ed il 1° Capitolo di una nuova pubblicazione) e se un tempo Gesù diceva “Lasciate che i fanciulli vengano a me!”, perché oggi li vogliamo mandare dallo psichiatra? Perché non li mandiamo all’Oratorio, invece? Perché non costruiamo campi da gioco gratuiti? O Università libere, senza test d’ingresso?

Vieni con me Francesco, ti porto a vedere il letto di contenzione dove è morto, legato, il maestro Mastrogiovanni, ti porto a visitare alcuni reparti psichiatrici, ti faccio vedere cos’è un elettroshok, ti faccio parlare con i ragazzi e con le loro mamme a cui tolgono la patria potestà, se si oppongono!

Lasciamo che i ragazzi vengano a noi, Francesco. Con amore e tolleranza.

Un adolescente dovrebbe urlare: ciò gli sarebbe decisamente più consono; dovrebbe cantare: e questo sarebbe più sano; dovrebbe ridere e piangere: questo lo farebbe crescere.

E, se ha paura di far cose grandi? Lasciamogli attraversare la paura, guardiamogli le spalle da chi lo vorrebbe coraggioso e drogato. E se cade? Saremo pronti a prenderlo per mano!

Saremo insieme, vero?”

www.insiemeafrancesco.it

 

Fonte: www.pedagogiafamiliare.it; www.viveresenzapsicofarmaci.it.

 

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