GUS, ASR, ODG con Comunicare Italia.it: insieme per le frontiere dell’informazione e deontologia

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Venerdì 8 marzo 2013, a Roma, alle ore 10, presso la sala dei Dioscuri, in via Piacenza 1, ha luogo il convegno organizzato dal Gruppo Unitario Pubblicisti di Stampa Romana e dal Gus Romano sul tema “Le nuove frontiere dell’informazione, il sindacato, i pubblicisti, le regole e la deontologia”.

La scaletta dei lavori è la seguente: Saluti; intervento del Segretario dell’Associazione della Stampa Romana, Paolo Butturini; saluti ed intervento del vice presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei Giornalisti, Enrico Paissan; relazione del Consigliere nazionale della Fnsi – Sindacato Unitario dei Giornalisti Italiani e vice segretario dell’A.S.R. – Associazione Stampa Romana Gino Falleri; relazione del Cons. Giuseppe Cricenti, giudice del Tribunale civile di Roma; intervento dell’avv. Nota-Cerasi, consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti; intervento della dott.ssa Viviana Normando; relazione del Cons. Donatella Salari, giudice del Tribunale civile di Roma; relazione del Cons. Riccardo Rosetti, giudice del Tribunale di Roma.

L’annuncio del convegno e l’invito è stato diramato ai colleghi giornalisti da Gino Falleri, Presidente del Gus – Giornalisti Uffici Stampa nazionale e vice segretario della Stampa Romana.

 

Troppo spesso, per non dire abitualmente, si confondono gli ambiti di azione e di interazione tra politica, giustizia, istituzioni, relative sedi preposte e competenze, per moda, per cavalcare l’onda anomala della cronaca, per  superficialità, gusto del poco rispetto proprio delle professionalità. Un processo che si determina in maniera inequivocabile soprattutto a partire dal delicato ruolo dell’informazione, comunicazione, formazione, le cui parole possono giungere distorte o strumentalizzate, la cui acquisizione dati deve giustificare fini e mezzi, dalla sorgente alla diffusione.

Lo scopo etico che deve avere necessariamente la comunicazione è insito sic et simpliciter nel concetto stesso di deontologia professionale del giornalista.

Ce lo ricordano i testi realizzati dal Centro di Documentazione Giornalistica tra cui “M. Partilo, a cura di, la deontologia del giornalista, 2009” una raccolta di comunicatori autorevoli dedicata al giornalismo come insostituibile strumento per la crescita della società. La comunicazione rappresenta infatti un reindirizzamento della collettività, nella strada da perseguire insieme, senza prendere vie traverse. Un cammino che passa per i canoni della verità, della correttezza e del rispetto delle persone, istituzioni, competenze professionali, di tutti quei valori che così bene ci hanno insegnato i nostri padri.

E’ anche a tal fine, per il perseguimento dello scopo di comunicazione etica, che dall’incontro di un gruppo di giovani è stato costituito il Gruppo Comunicare Italia. Tra le variegate competenze dei redattori del Gruppo editoriale, promotore del Brand Italia e made in Italy in rete, anche giornalisti pubblicisti “il prezioso tessuto connettivo ed efficace da preservare” come dice sempre e scrive Gino Falleri, ad esempio, nel suo libro “L’addetto stampa professionista della comunicazione, 2012”. Giovani pubblicisti di Comunicare Italia, a partire dal Direttore Responsabile Viviana Normando, alcuni altri ideatori dovrebbero esserlo ad honorem, monitorano continuamente la rete, il dizionario degli anni presenti e a venire, utile per avere notizie in tempo reale su tutto e tutti, affinchè nei settori cui si riferiscono, la rete stessa non distorca concetti basilari, non solo per il nostro Paese ma per l’umanità.

Significativo ricordare le parole di Indro Montanelli, scritte ne “Il dover essere del giornalista oggi”, 1989 e che riassumono in calce il senso del rapporto tra deontologia, regole e informazione.

“La deontologia professionale – asserta Montanelli – sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice e difficile parola: onestà. E’ una parola che non evita errori: essi fanno parte del nostro lavoro. Perché è un lavoro che nasce dall’immediato e dà i suoi risultati a tambur battente. Ma evita le distorsioni maliziose quando non addirittura malvage, le furbe strumentalizzazioni, gli asservimenti e le discipline di fazione o di clan di partito. Gli onesti sono refrattari alle opinioni di schieramento – che prescindono da ogni valutazione personale – alle pressioni autorevoli, alle mobilitazioni ideologiche. Non è che siano indifferenti all’ideologia, e insensibili alla necessità, in determinati momenti, di scegliere con chi e contro chi stare. Ma queste considerazioni non prevalgono mai sulla propria autonomia di giudizio. Un giornalista che si attenga a questa regoletta in apparenza facile facile potrà senza dubbio sbagliare, ma da galantuomo. Gli sbagli generosi devono essere riparati, ma non macchiano chi li ha compiuti: sono gli altri, gli sbagli del servilismo e del carrierismo – che poi sbagli non sono, ma intenzionali stilettate – quelli che sporcano”.

Tali parole sono perfette come risposta a chi chiede: “Ma cosa vuol dire comunicazione etica?”, memento Indro Montanelli. Prima, nel 1989, agli albori dell’Europa!, veniva definita comunicazione, una parola che in sé racchiudeva tutta la dignità degli argomenti e dei rapporti impostati sul dialogo e sulla diffusione delle corrette informazioni per far sapere, conoscere, migliorare i popoli. Oggi occorre inequivocabilmente fare una distinzione per tornare sulla retta via: Comunicazione etica. Incredibile ma vero.

C’è da ribadire che in nessuno dei due casi, né nella comunicazione né nella comunicazione etica, ripartizione che i più attualmente non fanno e a cui non pensano affatto, deve esserci il presupposto della responsabilità, che diviene sociale.

Il codice deontologico del giornalista e il miglior esempio di attività di comunicazione, indipendentemente dalla paura del carcere oppure no!, è un solco di responsabilità a cui tutti abbiamo il dovere di attenerci per invertire la tendenza, quella rotta alla distorsione del linguaggio, un riflesso, falso, della verità.

E’ anche l’errata interazione tra politica, giustizia, istituzioni per il tramite della comunicazione malsana, che ha quasi azzerato, ad esempio, il senso dello Stato, che ha cambiato il significato dei ruoli pregnanti della massa, i punti fermi, un risultato ben più grave dello scadimento del mestiere del giornalista.

Perché è la verità che porta a scelte giuste per l’individuo e per tutti, mentre la l’infondatezza, la slealtà, la disonestà non possono che indurre all’inganno e a perseguire opzioni sbagliate.

Si ringrazia di cuore Gino Falleri per la sua preziosa attività a favore dei pubblicisti e di avere predisposto l’intervento di Viviana Normando, Direttore del Gruppo Comunicare Italia, in una giornata formativa tra Giornalisti Uffici Stampa, Associazione Stampa Romana, Ordine Nazionale dei Giornalisti Nazionale e nello specifico del Lazio e Molise, in occasione della festa della donna, fonte di vita come lo è la comunicazione corretta non per una sola vita ma per molte altre.

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