Compagno Vendola: “Chiamatemi first gentleman”

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Nichi Vendola
Nichi Vendola

A cura di Fabio M.G. Redazione ComunicareITALIA – Mi permetto di esprimere una serie di emozioni che ho provato leggendo l’articolo di www.corriere.it (testata on line di cui sono assiduo lettore) dedicato alle dichiarazioni di Ed Testa, compagno di Nichi Vendola.
L’articolo è delicato poiché parla di sentimenti umani ma, nel pieno rispetto di essi, non posso nascondere di avere provato imbarazzo leggendolo. E questo imbarazzo sta animando in me dispiacere perché mi rendo conto di quanto sia difficile per l’Essere Umano riflettere su se stesso e sul suo prossimo. Non siamo mai certi che la nostra felicità sia il bene del nostro prossimo.
Io stesso, garante della libertà d’espressione e dei Diritti dell’Uomo, devo ammettere che alcune di queste espressioni, nonostante mi sforzi di smussare questa mia carenza, risultano difficili da comprendere non da un profilo culturale personale, ma oggettivo.
Dopo anni e anni di riflessioni, viaggi nella conoscenza e percorsi culturali di ogni tipo, sono ritornato al punto di partenza: la Natura e i suoi principi logici non sono superabili. Soprattutto quando si parla , ad esempio, del diritto alla nascita e dunque alla vita di un embrione indifeso (in tal senso suggerisco una storia utile a capire http://www.youtube.com/watch?v=MuRvsErkHFI&feature=related). Allo stesso tempo ritengo che la Famiglia secondo natura sia il più grande dono che un Essere Umano possa ricevere dalla vita. In ogni caso. La Famiglia: una Madre, un Padre, il loro prossimo. Ho letto e riletto questa intervista e nonostante sia io, come penso si sia capito di larghissime vedute, provo profondo dispiacere. Vi propongo di leggere per intero l’articolo e i commenti dai quali mi pare emergere il buon senso. Grazie

 

L’INTERVISTA CHE SEGUE E’ A CURA DELLA REDAZIONE GIORNALISTICA DI CORRIERE.IT.

Nel processo per abuso di ufficio ha scelto, per la prima volta, di stargli pubblicamente accanto. E all’indomani dell’assoluzione Ed Testa, compagno italo-canadese del governatore della Puglia Nichi Vendola, si racconta a Vanity Fair, che pubblica la lunga intervista nel numero in edicola da mercoledì 7 novembre. Ecco uno stralcio.

Come si è sentito, al processo, nel ruolo di «first lady»?
«Preferisco l’espressione “first gentleman”. In passato ho sempre preteso il rispetto più assoluto della mia riservatezza e della mia privacy. Ora non ho più intenzione di nascondermi. Ogni volta che potrò, e ogni volta che vorrò, sarò accanto a Nichi».

Come vi siete conosciuti?
«È stato un incontro del tutto casuale, in un bar della Capitale in una caldissima serata di inizio settembre. Abbiamo cominciato a chiacchierare, Nichi si è subito offerto di accompagnarmi a scoprire alcuni angoli incantati della vecchia Roma. Davvero una bella passeggiata, non è mai più finita».

Oggi dove vivete?
«Nel borgo antico di Terlizzi. Tutti sanno di noi, ma mai un episodio spiacevole: siamo sempre accolti con grande cordialità. Il Sud Italia è molto, molto più aperto di quanto non si immagini. Io e Nichi ci sentiamo piuttosto discriminati da uno Stato che non riconosce i nostri diritti, che quasi non ci vede, e che sembra troppo condizionato da una classe dirigente ipocrita e arretrata».

Stiamo parlando di matrimoni gay?
«Parliamo di stessi diritti per tutti».

Anche di avere dei figli?
«Noi ne vorremmo più di uno. Non ci dica che in casa Vendola parla come ai comizi. Per me è sempre lo stesso Nichi. Spesso intona delle canzoncine che inventa lì per lì, facendomi credere che si tratti di vecchie canzoni d’amore. E io ci casco».

A cura di www.corriere.it
Link diretto all’articolo http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/politica/2012/6-novembre-2012/ed-testa-chiamatemi-first-gentlemannichi-conosciuto-un-bar-roma-2112579755464.shtml

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