Francesco e Bartolomeo: camminare insieme per superare con amore e fiducia gli ostacoli

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Papa Francesco con il Patriarca Bartolomeo

Introduzione a cura di Fabio Gallo – direttore editoriale/

Un grande passo nella storia della Pace quello di Francesco e Bartolomeo. Un passo che lascia un solco profondo nato per ospitare la semina di un futuro di pace.

ILVATICANESE.IT raccoglie con meticolosità nel suo spazio “INSIEME A FRANCESCO” questo ulteriore momento della vita del Papa dedicato al dialogo di Pace. Di certo stiamo vivendo il momento più delicato della storia cristiana moderna. Una crisi che ci offre la possibilità di maturare e di guardare ad un mondo ove la presenza dei cristiani possa continuare ad essere conforto, amicizia, pace. Il sangue scorre a fiumi e la violenza ha raggiunto livelli massimi. Il mondo intero è in pericolo. Dunque, solo da una rivisitazione responsabile e approfondita della storia e dei suoi esiti possiamo costruire un mondo a dimensione umana. Di certo si tratta del cammino più difficile che la fede abbia forse mai intrapreso, ma tutti sappiamo che il mondo non può e non vuole essere ridotto ad un quartiere senza Cristo, privo di speranze, rispetto, amore. Raccogliamo, dunque, questo segno che il Patriarca Bartolomeo insieme a Papa Francesco consegnano alla storia umana del mondo e uniamolo alla “Via” che abbiamo tracciato nella rubrica, unica in rete, in cui immagini, voci e testi, testimoniano il nostro desiderio di camminare “INSIEME A FRANCESCO”.

30 Novembre 2014 – da Radio Vaticana
Al termine della Divina Liturgia, il Papa e il Patriarca hanno raggiunto il secondo piano del Palazzo patriarcale per la Benedizione ecumenica a cui è seguita, nella Sala del Trono, la lettura e la firma della “Dichiarazione Congiunta” in cui il Papa e il Patriarca hanno ribadito l’impegno per l’unità e lanciato un appello di pace per il Medio Oriente e l’Ucraina.
Servizio di Sergio Centofanti.

Papa Francesco e Bartolomeo riaffermano con forza la volontà di “continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli” che ancora dividono le due Chiese. “Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione – si legge nella Dichiarazione congiunta – in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi”.

E’ stato ribadito il sostegno al dialogo teologico promosso dalla Commissione Mista Internazionale che, istituita trentacinque anni fa dal Patriarca Dimitrios e da Papa Giovanni Paolo II, sta trattando “le questioni più difficili che hanno segnato la storia” delle due Chiese e che richiedono “uno studio attento e approfondito”. Di qui l’invito ai fedeli di elevare la comune invocazione di Gesù “che tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda” (Gv. 17,21).

Francesco e Bartolomeo esprimono poi la “comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente” uniti “nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione”.

C’è quindi l’appello a quanti hanno “la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia. Non possiamo rassegnarci – afferma con forza la Dichiarazione – a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni. Molti nostri fratelli e sorelle sono perseguitati e sono stati costretti con la violenza a lasciare le loro case. Sembra addirittura che si sia perduto il valore della vita umana e che la persona umana non abbia più importanza e possa essere sacrificata ad altri interessi. E tutto questo, tragicamente, incontra l’indifferenza di molti”.

Francesco e Bartolomeo sottolineano il valore dell’ecumenismo della sofferenza: “Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così anche la condivisione delle sofferenze quotidiane può essere uno strumento efficace di unità. La terribile situazione dei cristiani e di tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della comunità internazionale”.

Si ribadisce poi l’importanza “della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra”. Francesco e Bartolomeo esortano, dunque, “tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli”.

La Dichiarazione congiunta si conclude con un appello per la pace in Ucraina, “un Paese con un’antica tradizione cristiana”, affinché le parti coinvolte nel conflitto ricerchino “il cammino del dialogo e del rispetto del diritto internazionale per mettere fine al conflitto e permettere a tutti gli ucraini di vivere in armonia”.

29 Novembre 2014 – da Radio Vaticana
Nel pomeriggio Papa Francesco ha celebrato la Messa nella Cattedrale Cattolica dello Spirito Santo a Istanbul.
Di seguito il testo integrale dell’omelia del Pontefice:

“All’uomo assetato di salvezza, Gesù nel Vangelo si presenta come la fonte a cui attingere, la roccia da cui il Padre fa scaturire fiumi di acqua viva per tutti coloro che credono in Lui (cfr Gv 7,38). Con questa profezia, proclamata pubblicamente a Gerusalemme, Gesù preannuncia il dono dello Spirito Santo che riceveranno i suoi discepoli dopo la sua glorificazione, cioè la sua morte e risurrezione (cfr v. 39).

Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo. Tutta la vita e la missione della Chiesa dipendono dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa.

La stessa professione di fede, come ci ricorda san Paolo nella prima Lettura di oggi, è possibile solo perché suggerita dallo Spirito Santo: «Nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3b). Quando noi preghiamo, è perché lo Spirito Santo suscita la preghiera nel cuore. Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti. Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito Santo che ci ha afferrati. Quando andiamo oltre le parole di convenienza e ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che riscalda il cuore, siamo stati certamente toccati dallo Spirito Santo.

È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.

La moltitudine delle membra e dei carismi trova il suo principio armonizzatore nello Spirito di Cristo, che il Padre ha mandato e che continua a mandare, per compiere l’unità tra i credenti. Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore. La Chiesa e le Chiese sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, ponendosi in un atteggiamento di apertura, di docilità e di obbedienza. E’ Lui che armonizza la Chiesa. Mi viene in mente quella bella parola di San Basilio il Grande: “Ipse harmonia est”. Lui stesso è l’armonia.

Si tratta di una prospettiva di speranza, ma al tempo stesso faticosa, in quanto è sempre presente in noi la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo. E anche la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo quando lascia da parte la tentazione di guardare se stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito. Egli è freschezza, fantasia, novità.

Le nostre difese possono manifestarsi con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee, sulle nostre forze – ma così scivoliamo nel pelagianesimo –, oppure con un atteggiamento di ambizione e di vanità. Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente gli altri e di aprirci ad un dialogo sincero con loro. Ma la Chiesa, scaturita dalla Pentecoste, riceve in consegna il fuoco dello Spirito Santo, che non riempie tanto la mente di idee, ma incendia il cuore; è investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma abilita ad un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere.

Nel nostro cammino di fede e di vita fraterna, più ci lasceremo guidare con umiltà dallo Spirito del Signore, più supereremo le incomprensioni, le divisioni e le controversie e saremo segno credibile di unità e di pace. Segno credibile che il nostro Signore è risorto, è vivo. Con questa gioiosa certezza, abbraccio tutti voi, cari fratelli e sorelle: il Patriarca Siro-Cattolico, il Presidente della Conferenza Episcopale, il Vicario Apostolico Mons. Pelâtre, gli altri Vescovi ed Esarchi, i presbiteri e i diaconi, le persone consacrate e i fedeli laici, appartenenti alle differenti comunità e ai diversi riti della Chiesa Cattolica. Desidero salutare con fraterno affetto il Patriarca di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, il Metropolita Siro-Ortodosso, il Vicario Patriarcale Armeno Apostolico e gli esponenti delle Comunità Protestanti, che hanno voluto pregare con noi durante questa celebrazione. Esprimo loro la mia riconoscenza per questo gesto fraterno. Un pensiero affettuoso invio al Patriarca Armeno Apostolico Mesrob II, assicurandogli la mia preghiera.

Fratelli e sorelle, rivolgiamo il nostro pensiero alla Vergine Maria, Santa Madre di Dio. Insieme a Lei, che ha pregato nel cenacolo con gli Apostoli in attesa delle Pentecoste, preghiamo il Signore perché mandi il suo Santo Spirito nei nostri cuori e ci renda testimoni del suo Vangelo in tutto il mondo. Amen!”

 

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