Il Vaticanese

Amoris laetitia del Cardinale Bassetti (Cei)

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il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della CEI

“Ho la netta impressione che sulla condizione della donna e sul suo status ontologico si stia giocando una delle sfide più importanti e più rischiose della contemporaneità. E forse, su questo punto, è venuto il momento di tornare a riflettere come Chiesa, con mitezza, serenità e soprattutto con coraggio”. Lo ha affermato questa mattina il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, chiudendo il suo intervento al III simposio sull’Amoris laetitia dedicato al tema “Il Vangelo dell’amore tra coscienza e norma” in corso a Roma. Riferendosi all’esortazione apostolica, Bassetti ha ricordato che Francesco “ha detto che ‘i due capitoli centrali sono consacrati all’amore’”. “Il Papa – ha proseguito – ci esorta a prendere come riferimento l’inno alla carità di san Paolo e ad applicarlo a quello che definisce il ‘nostro amore quotidiano’”. Secondo Bassetti, “la ‘via caritaris’ delineata da Francesco è un altro snodo di grande importanza. Perché va letto accanto ad un concetto assolutamente centrale nell’Evangelii gaudium: la conversione pastorale”. “Che non è altro – ha spiegato – che ‘l’esercizio della maternità della Chiesa’, di una Chiesa che è incarnata nella storia, che non si ritira nelle astrattezze moralistiche o solidaristiche ma che parla i linguaggi della contemporaneità in continuo movimento”. Per il presidente della Cei, “non è più auspicabile relegare l’annuncio della Buona notizia solamente ad un insieme di norme e di regole che incasellano l’uomo e la donna in una serie di proiezioni che troppo spesso sono il risultato di una produzione intellettuale senza anima”. Si tratta di “annunciare ‘l’amore salvifico di Dio’ ad ogni uomo così come è e non come vorremmo che fosse, senza imporre fardelli pesanti sulle spalle delle persone e senza ridurre la ‘predicazione a poche dottrine, a volte più filosofiche che evangeliche’”. “Ovviamente – ha evidenziato – per i teologi questa sfida è particolarmente avvincente”. Bassetti ha poi parlato di “concretezza”, “perché la sinodalità e la carità sono un grande richiamo alla concretezza e a non scadere mai in un moralismo astratto che non ha radici nella vita reale delle persone”. “La concretezza – ha notato – non è solo il prodotto della cultura dell’incontro ma è soprattutto sinonimo di bellezza. Se noi vediamo una persona concretamente – con le sue rughe, le sue ferite e i suoi tratti reali – e non solo come un’astrazione libresca, noi possiamo scorgere veramente il volto di Gesù: il volto sofferente sulla Croce e il volto splendente della Risurrezione”.

Fonte SIR

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