Il Vaticanese

La gioia della Missione (XV Dom. del T.O.)

Mons-Giuseppe-Mani

a cura di S.E. l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Mani/

Gesù invita gli apostoli ad annunziare la Buona Novella, ed essi partono per la Missione. Ogni partenza richiede preparativi, bisogna organizzare i bagagli in base al numero dei giorni di permanenza fuori casa e mettere in valigia tutto il necessario per il periodo di assenza.
Con Gesù non funziona così! Egli anziché consigliare ai Suoi l’occorrente da portare, li dissuade dal prendere con se ogni cosa: niente bastone, ne borsa ne denaro, il solo vestito che hanno indosso senza ricambio e addirittura dice loro che per qualsiasi necessità dovranno dipendere da quelli a cui sono mandati.

E’ una condizione davvero strana. Chi non ha desiderato di aver tanti quattrini per potere evangelizzare? Don Bosco sosteneva che per fare il bene ci vogliono i miracoli o i soldi.
Dio compie miracoli solo se noi accettiamo le condizioni della Sua Presenza. Non avete bisogno di borsa perché “il tesoro vostro è nei cieli”. Lui è “il pane vivo disceso dal cielo”. Niente denaro perché “non potete servire a due padroni”. Neppure un cambio di abito perché Dio stesso ha tessuto la tunica ad Adamo quando lasciò il Paradiso terrestre. Nessun equipaggiamento perché vi basta “la corazza della fede e della carità, con l’elmo della speranza”.
Non si tratta di poesia, sono queste le condizioni essenziali per fare i miracoli.

Ma per noi, persone normali, il Vangelo cosa vuole dirci? Il messaggio è chiaro: come i primi discepoli di Gesù, anche noi siamo mandati ad evangelizzare.
Il Signore ci chiama per mandarci, non per fermarci, e dinanzi a questa responsabilità dobbiamo essere come gli apostoli: privi di tutto, anche del necessario, realmente poveri ma ricchi della potenza di Dio. Questo per un motivo chiarissimo: l’evangelizzatore non deve condizionare nessuno, ne con la sua personalità, ne con i mezzi materiali di cui dispone. L’evangelizzazione è sempre e soltanto proposta che l’uomo liberamente accetta, offrendo la propria accoglienza e la propria fede.
Il Signore manda dei poveri che dipenderanno da coloro a cui sono mandati. La storia della Chiesa è piena di queste esperienze che lo stesso Gesù ha fatto per primo. L’efficacia dell’evangelizzazione consiste nella libera accoglienza di chi la riceve. Anche Dio si fa povero, anche Lui dipende da chi accoglie la proposta della Sua amicizia.

Ogni cristiano è mandato ad annunciare la proposta di Dio nella misura della sua amicizia con Cristo, e non è certo mandato lontano, in terre irraggiungibili, ma “in tutto il mondo” vicino: i colleghi di lavoro, le famiglie del pianerottolo, le amiche del supermercato.
L’importante è lo stato d’animo che ci muove alla Missione: “sentirsi debitori del Vangelo verso tutti”. Debitori di tutti e creditori di nessuno.
Ecco la condizione del cristiano povero di cui si serve Dio per annunciare la Salvezza.

Buona Domenica

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