Il Vaticanese

Una Mensa Sana e Benedetta

Tela di Friedrick Karl Hermann Von Uhde
Una Mensa Sana e Benedetta – Tela di Friedrick Karl Hermann Von Uhde

a cura di Mons. Renzo Giuliano/

La fede dei semplici – che sono i grandi di questo mondo – accoglie il Signore Gesù Cristo ed ama condividere con Lui il proprio cibo con tutta la comunità della propria famiglia. Il Signore entra nella casa a cui ha bussato e da cui viene invitato ad entrare e a pranzare, portando con sé la divina benedizione. E’ quanto desidera esprimere in pittura la tela di Friedrick Karl Hermann Von Uhde, più conosciuto come Fritz Von Uhde, pittore tedesco (Wolkenburg 1848 – Monaco di Baviera 1911). Il soggetto preferito furono i temi religiosi ed in questo il pittore fu favorito dalla sua tradizione familiare; il padre di Friedrick Karl Hermann, Bernhard Von Uhde, fu Presidente del Consiglio regionale protestante evangelico. Come pittore studiò all’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera dal 1877 e nel 1890 ne divenne anche Professore.

La tela, datata 1885, ed oggi presente al Museo Alte Nationalgalerie di Berlino, si inquadra come “La preghiera prima del pasto”, oppure “benedicite”, “das Tischgebet”, oppure “Cristo ed i contadini”. La preghiera di tradizione protestante recita all’inizio del pasto: “Vieni, nostro Signore Gesù, sii nostro ospite e benedici ciò che ci hai donato”. Gli otto personaggi rappresentati come una povera, serena, aperta e devota famiglia, preparano il posto principale per il Signore che  si dirige verso il tavolo rotondo della mensa per pranzare con loro, come uno di loro. L’ambiente è molto rustico, disadorno, così come la mensa stessa che presenta solo un piatto per ciascuno dei presenti. La famiglia è tutta riunita ed è composta dai genitori, da quattro figli e da una coppia di nonni. Alla loro povera semplicità, peraltro richiamata anche dai sandali olandesi di legno, fa da contrasto il calore della loro unità familiare, della loro compostezza nell’atteggiamento preparatorio alla preghiera del pasto, dell’educazione dello stare in piedi davanti all’ospite e del loro sguardo verso di Lui. Il capo famiglia, in un gesto di accennato inchino e di un indicare  il posto preparato, traccia il sentimento di una composta gioia per la visita del desiderato ospite. Ed all’ospite, di cui si percepisce l’onore per la presenza, è dato semplicemente ciò che si ha, cioè un piatto di calda minestra, che già lo sguardo del figlio più piccolo pare assaporare, e, solo per lui, un tozzo di pane. Anche un solo cucchiaio e senza tovaglia; e per l’ospite, un piatto con una decorazione.

Non si ha altro, ma si condivide; e si condivide volentieri perché la famiglia è stata educata a questo e lo fa di cuore e perché il cibo, pur poco, è buono, è sano, come le stesse persone, ed è frutto del loro duro lavoro. Questo cibo sano è ciò che ci ha donato Dio, ripete la preghiera, e per tale motivo l’uomo grato desidera condividere quel dono con Chi ce lo ha donato. Dal più piccolo ai più anziani, la gratitudine unisce quella famiglia. Cristo è entrato, ma la porta è rimasta socchiusa, certamente ad indicare il segno di una costante apertura ed accoglienza, come per il Cristo, così per tanti altri fratelli. Senza vergogna della loro povertà e con uno stile di alta dignità, la famiglia di contadini fa comprendere, con i loro volti seri e provati, che non desiderano e non si aspettano altri beni di crescita materiale, ma vogliono vivere il valore della presenza del Signore Gesù ed i valori più umani ed autentici della vita.

Lo sviluppo di sincera umanità di noi moderni avrebbe necessità di riconquistare queste rappresentazioni artistiche nel loro contenuto di provocazione ad uno stile di vita vero, essenziale, accogliente di Dio e dei fratelli, realisticamente sano.

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