Il Vaticanese

Stare al fianco dei poveri è Vangelo non comunismo

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Terra, casa, lavoro. Sono i tre punti fondamentali attorno ai quali è ruotato il lungo discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’Incontro mondiale dei Movimenti Popolari, ricevuti nell’Aula Vecchia del Sinodo in Vaticano. Il Papa ha sottolineato che bisogna rivitalizzare le democrazie, sconfiggere la fame e la guerra, garantire a tutti la dignità, soprattutto ai più poveri e marginalizzati.

Un intervento appassionato, di speranza e di denuncia al tempo stesso. Un discorso che, per ampiezza e profondità, ha il valore di una piccola enciclica di Dottrina Sociale. Del resto, che Papa Francesco sarebbe stato particolarmente sollecitato dall’incontro con i Movimenti Popolari era naturale. In Argentina, infatti, da vescovo e poi cardinale Bergoglio era sempre stato vicino alle comunità popolari come “cartoneros” e “campesinos”. In questa udienza ha dunque ripreso il filo di un impegno infondo mai interrotto. Francesco ha subito evidenziato che la solidarietà, di cui sono incarnazione i Movimenti Popolari, si trovano ad “affrontare gli effetti distruttivi dell’impero del denaro”. E ha annotato che non si vince “lo scandalo della povertà promuovendo strategie di contenimento che solamente convertono i poveri in esseri domestici e inoffensivi”. Chi riduce i poveri alla “passività”, ha detto, Gesù “li chiamerebbe ipocriti”. Quindi, si è soffermato su tre punti chiave:

Tierra, techo, y trabajo…

“Terra, tetto, lavoro. E’ strano – ha detto – ma quando parlo di queste cose per qualcuno sembra che il Papa sia comunista. Non si capisce che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo”. Dunque, ha soggiunto, terra, casa e lavoro sono “diritti sacri”, “è la Dottrina sociale della Chiesa”. Francesco, rivolgendosi ai “campesinos”, ha detto che lo preoccupa il loro sradicamento a causa “di guerre e disastri naturali”. E ha aggiunto che è un crimine che milioni di persone soffrano la fame, mentre la “speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti, trattandoli come qualsiasi altra merce”. Di qui, l’esortazione a continuare “la lotta per la dignità della famiglia rurale”. Quindi, ha rivolto il pensiero a quanti sono costretti a vivere senza una casa, come aveva sperimentato anche Gesù, costretto a fuggire con la sua famiglia in Egitto. Oggi, ha osservato, viviamo in “città immense che si mostrano moderne, orgogliose e vanitose”. Città che offrono “numerosi luoghi” per una minoranza felice e però “negano la casa a migliaia di nostri vicini, compresi i bambini”. E ha rilevato con amarezza che “nel mondo delle ingiustizie, abbondano gli eufemismi per cui una persona che soffre la miseria si definisce semplicemente ‘senza fissa dimora’”. E ha denunciato che spesso “dietro un eufemismo c’è un delitto”. Viviamo in città che costruiscono centri commerciali e abbandonano “una parte di sé ai margini, nelle periferie”. Ha così elogiato quelle città dove si “segue una linea di integrazione urbana”, dove “si favorisce il riconoscimento dell’altro”. E’ stata dunque la volta del lavoro:

“No existe peor pobreza material….”

“Non esiste – ha sottolineato con urgenza – una povertà materiale peggiore di quella che non permette di guadagnarsi il pane e priva della dignità del lavoro”. Francesco ha citato in particolare il caso dei giovani disoccupati e ha sottolineato che tale situazione non è inevitabile, ma è il risultato “di un’opzione sociale, di un sistema economico che pone i benefici prima dell’uomo”, di una cultura che scarta l’essere umano come “un bene di consumo”. Parlando a braccio, il Pontefice ha ripreso la “Evangelii Gaudium” per denunciare ancora una volta che a essere scartati sono bambini e anziani. E ora, ha detto ancora, c’è lo scarto dei giovani con milioni di disoccupati. Una disoccupazione giovanile, ha constatato, che in alcuni Paesi supera perfino il 50%. Tutti, ha così ribadito, hanno diritto a “una remunerazione degna e alla sicurezza sociale”. Qui, ha detto, ci sono “cartoneros”, venditori ambulanti, minatori, “campesinos” a cui sono impediti i diritti del lavoro, “a cui si nega la possibilità di sindacalizzarsi”. “Oggi – ha affermato – desidero unire la mia voce alla vostra e accompagnarvi nella vostra lotta”. Francesco ha quindi offerto la sua riflessione sul binomio ecologia-pace, affermando che sono questioni che devono riguardare tutti, “non si possono lasciare solo nelle mani dei politici”. Ancora, Francesco ha ribadito che stiamo vivendo la “Terza Guerra Mondiale” a pezzi, denunciando che “ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono fare la guerra”:

“Cuanto sufrimiento, cuanta destruccion…”

“Quanta sofferenza, quanta distruzione – ha detto il Papa – quanto dolore. Oggi, si leva da tutte le parti della terra, in tutti popoli, in ogni cuore e nei movimenti popolari, il grido di pace: Mai più la guerra!”. Un sistema economico, incentrato sul denaro – ha soggiunto – sfrutta la natura “per sostenere il ritmo frenetico di consumo” e di qui derivano effetti distruttivi come il cambiamento climatico e la deforestazione. Il Papa ha rammentato che sta preparando un’Enciclica sull’ecologia assicurando che le preoccupazioni dei Movimenti Popolari saranno presenti in essa. Il Pontefice si è dunque chiesto perché assistiamo a tutte queste situazioni:

“Porqué en este sistema se ha sacado…”

“Perché – ha risposto – in questo sistema si è scacciato l’uomo dal centro e si è rimpiazzato con un’altra cosa. Perché si rende un culto idolatrico al denaro, si è globalizzata l’indifferenza”. Perché, ha detto ancora, “il mondo si è dimenticato Dio che è Padre ed è divenuto orfano perché ha posto Dio a lato”. Il Papa ha quindi esortato i Movimenti Popolari a cambiare questo sistema, a “costruire delle strutture sociali alternative”. Bisogna, ha ammonito, “farlo con coraggio ma anche con intelligenza. Con tenacia, però senza fanatismo. Con passione, ma senza violenza”. Noi cristiani, ha detto, abbiamo un bel programma: le Beatitudini e il capitolo 25 del Vangelo di Matteo. Francesco ha ribadito l’importanza della cultura dell’incontro per sconfiggere ogni discriminazione e ha detto che è necessario un maggior coordinamento dei movimenti, senza però dar vita a “rigide strutture”:

“Los movimientos populares expresan…”

“I Movimenti Popolari – ha quindi affermato – esprimono la necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie, tante volte sequestrate da innumerevoli fattori”. E’ “impossibile”, ha ripreso, “immaginare un futuro per una società senza la partecipazione protagonista della grande maggioranza” della persone. Bisogna superare “l’assistenzialismo paternalista” per avere pace e giustizia, ha proseguito, creando “nuove forme di partecipazione che includano i movimenti popolari” e il “loro torrente di energia morale”. Francesco ha dunque concluso il suo discorso con un vibrante appello:

“Ninguna familia sin vivienda!…”

“Nessuna famiglia senza casa – ha detto – Nessun campesino senza terra! Nessun lavoratore senza diritti! Nessuna persona senza la dignità che dà il lavoro”.

Tra i partecipanti all’incontro in Vaticano dei Movimenti Popolari figura anche il presidente della Bolivia, Evo Morales. Ai giornalisti, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha spiegato che, in questa occasione, la visita del capo di Stato boliviano non è stata “organizzata tramite i consueti canali diplomatici” e che l’incontro “privato e informale” che Papa Francesco avrà con il presidente questa sera va considerato “un’espressione di affetto e vicinanza al popolo e alla Chiesa boliviana e un sostegno per il miglioramento dei rapporti fra le Autorità e la Chiesa nel Paese”.

Fonte: www.news.va

 

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