Il Vaticanese

Vaticano: Card. Ravasi, in ascolto delle culture giovanili


CITTA’ DEL VATICANO – Il Vaticano apre sempre piu’ le porte al dialogo con i giovani. Anzi, si mette in ”ascolto” dei linguaggi e delle culture giovanili, con una innovativa volonta’ di comprendere e mettersi in sintonia con i fermenti piu’ avanzati che emergono dalle nuove generazioni. E’ questo l’obiettivo con cui il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dedica l’assemblea plenaria del suo dicastero, in programma a Roma dal 6 al 9 febbraio prossimi, al tema delle ”Culture giovanili emergenti”, proprio come occasione per recepire input, spunti di dialogo, argomenti di confronto, provenienti da generazioni a volte forse trascurate ma che – dice Ravasi – ”sono una preziosa opportunita’ ed un’esigenza per gli adulti e per le comunita’ cristiane”.

Con la spinta modernizzatrice che gli e’ propria, per l’occasione il card. Ravasi ha aperto gia’ un punto di contatto col mondo dei giovani tramite Twitter e l’hashtag #Reply2Ravasi, dove sara’ possibile inviare le proprie domande e osservazioni sulle culture giovanili emergenti.

”Porsi in ascolto attento della ‘questione giovanile’ che stiamo vivendo nei diversi continenti”, ha detto il porporato indicando gli obiettivi della plenaria, nei quattro giorni dedicati ai giovani e alle trasformazioni sociali e culturali del XXI secolo. ”E’ evidente, infatti – ha spiegato -, che la ‘questione giovanile’ esiste anche nella Chiesa e diventa piu’ accesa a causa, tra l’altro, dell’evidente difficolta’ nella trasmissione della fede. Nel tentativo dunque di produrre buone pratiche evangelizzatrici, abbiamo bisogno di una buona visione riguardo alle trasformazioni della cultura e della societa’, ai problemi della famiglia, ai confini intergenerazionali e piu’ in generale a come la generazione giovanile di oggi vive ed entra in rapporto con tali cambiamenti sociali”.

E quanto i giovani siano protagonisti dei lavori lo dimostra anche il fatto che due di loro, Alessio Antonelli di Firenze e Farasoa Mihaja Bemahazaka, del Madagascar, siano tra i relatori della conferenza stampa di apertura in Vaticano, insieme allo stesso card. Ravasi e a mons. Carlos Alberto de Pinho Moreira Azevedo, delegato del Pontificio Consiglio. Inoltre, anche qui con l’audacia culturale di cui Ravasi e’ promotore nell’ambito della Curia vaticana, la seduta d’apertura dell’assemblea, il 6 febbraio pomeriggio nell’aula magna dell’Universita’ Lumsa, avra’ al centro anche l’esibizione di un gruppo rock, ‘The Sun’, band italiana formatasi nel 1997, prima della conferenza del sociologo e antropologo francese David Le Breton su ”Dall’ universo al multiverso, analisi delle culture giovanili”.

L’attenzione per i giovani e per quanto di nuovo ci sia nel loro mondo, tra l’altro, non e’ per Ravasi un aspetto marginale. Per lui, in questa fase storica, la cultura giovanile rappresenta un campo di interessi fondamentale. ”Che sia avvenuto un salto generazionale lo si registra subito a livello di comunicazione – dice presentando la plenaria sull’argomento -. Gia’ in partenza mi accorgo che il loro udito e’ diverso dal mio: mi sono persino esposto all’ascolto di un cd di Amy Winehouse per averne la prova immediata. Eppure in quei testi cosi’ lacerati musicalmente e tematicamente emerge una domanda di senso comune a tutti”. La ”diversita”’ dei giovani, oggi ”nativi digitali”, sempre immersi nelle chat, nelle semplificazioni degli ‘tweet’, o a passeggio con le cuffie in testa e apparentemente ”sconnessi” dalla complessita’ sociale, ”non e’ solo negativa ma contiene semi sorprendenti di fecondita’ e autenticita”’.

I giovani, aggiunge il ”ministro” vaticano della Cultura, biblista di fama mondiale, ”sono il presente, e non solo il futuro dell’umanita’: dei cinque miliardi di persone che vivono nel Paesi in via di sviluppo piu’ della meta’ sono minori di 25 anni (l’85% dei giovani di tutto il mondo)”. ”Ed e’ per questo – conclude – che, abbandonando le pur necessarie analisi oggettive socio-psicologiche sulla fede nei giovani, ossia il senso della presenza religiosa in essi, preferirei puntare sulla fede nei giovani, cioe’ sulla fiducia nelle loro potenzialita’, pur sepolte sotto quelle differenze che a prima vista mi impressionano”

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