Il Vaticanese

Dieta Mediterranea: la grande sconosciuta

Le intelligenze che lavorano nella Fondazione “Paolo di Tarso” da molti anni hanno intuito che occorre ingegnerizzare la Dieta Mediterranea perché questa possa essere prima conosciuta, poi “utilizzata”.

L’enorme desiderio di salute che oggi il mercato, non altri, richiede (a fronte degli esorbitanti costi che l’Occidentale – in primis gli U.S.A – deve affrontare dopo che due secoli di indiscriminato agri-business hanno cagionato un vastopopolo di malati) ha reso centrale la Dieta Mediterranea nell’ambito della richiesta commerciale. Tutti la vogliono e tutti la seguono. E’ tanto imponente la voglia di agire il più salutistico “stile di vita” che lo si seguesenza sapere cosa esso davvero sia. Milioni di persone scrivono sulla Dieta Mediterranea, centinaia di conferenze vengono organizzate (l’ultima è in queste ore in corso a Palermo), ma si continua a viaggiare a naso, imponendo una miriade di informazioni, di consigli nutrizionali e comportamentali che, quando non sono del tutto infondati – e spesso lo sono –, non traggono comunque origine da una visione organica, complessiva e organizzata del prodotto “Dieta Mediterranea”. Anche l’Unesco nel descrivere la D.M.[1], divenuta patrimonio immateriale dell’Umanità il 17 novembre scorso, menziona alcune zone mediterranee ci sembra un po’ a caso. Infatti, Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco hanno di certo a che fare con la Dieta Mediterranea, ma come queste altre centinaia di comunità. In altre parole non sono le zone citate dall’Unesco, almeno non solo quelle, da prendere come esempio della conservazione delle tradizioni e dei mestieri legati alla famigerata Dieta.

Il concetto moderno di Dieta Mediterranea non può che nascere da una straordinaria rivisitazione della storia dell’agricoltura, nata migliaia di anni fa in Medio Oriente, delle tradizioni e dei comportamenti propri degli uomini del Mediterraneo, soprattutto quello più a sud, ma anche delle contaminazioni culturali ed alimentari che l’originario canovaccio ha subito nei secoli a causa dei molti invasori delle terre genitrici della Dieta Mediterranea, vale a dire l’africana “Mezzaluna Fertile” e le regioni meridionali dell’Italia. Tutto ciò la “Paolo di Tarso” l’ha fatto attraverso un corposo staff di fini intellettuali, specializzati in svariate discipline, che in anni di gesuitico studio hanno metabolizzato ogni cosa che sottende ai vari significati delle due magiche parole,ricreando l’unica vera casa in cui dimora “la” Dieta Mediterranea.

Dopo lo studio certosino, la Fondazione ha dato avvio al secondo cruciale step:rendere “la” (autentica) Dieta Mediterranea fruibile a quanti la bramano. Ben presto il processo di “ingegnerizzazione” sarà concluso e il mondo intero potrà conoscere, attraverso questo Magazine, e “usare”, tramite sontuose offerte alimentari e formative,

la” Dieta Mediterranea

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