Cultura della legalità. Sembra uno slogan elettorale ma in realtà è la chiave di accesso alla nostra vita, alla nostra quotidianità, in qualunque forma, ruolo e momento, molto più di quanto pensiamo. Ce lo ha insegnato la famiglia, ce lo ha dimostrato in questi giorni a Roma, ancora una volta, il Beato Giudice Rosario Angelo Livatino (Canicattì, 3 ottobre 1952 – Agrigento, 21 settembre 1990, beatificato il 9 maggio 2021, con ricorrenza il 29 ottobre nel giorno della sua Cresima).
Ce lo ha ricordato la sua camicia insanguinata, che non è solo la Sacra Reliquia del Beato Livatino ma è anche un reperto giudiziario, poiché con questa camicia è stato ucciso, da ragazzi ventenni, che non lo conoscevano, per difendere proprio quella cultura della legalità di cui necessita e di cui è permeata la nostra esistenza e la nostra società, per un migliore presente e futuro a favore di tutti e del bene comune. Un bene comune di cui tanto si parla ma che si ottiene dalle piccole cose, poi grandi, dal sacrificio e dalla straordinarietà nel fare normale ovvero solo il proprio dovere.
Rosario Livatino, come ricorda il docufilm, ideato e diretto da Fabio Gallo i cui lavori di ripresa sono stati coordinati da Eleonora Cafiero e realizzati grazie al supporto del Centro di ALta Competenza CONNESSIONI, è un giudice irreprensibile, soprannominato il ragazzino, ma che in realtà non ebbe il tempo di esserlo, poiché si laureò giovanissimo con il massimo dei voti in Giurisprudenza, poi in Scienze Politiche, fu dirigente presso l’Ufficio del registro di Agrigento, fino a vincere l’agognato concorso in magistratura ed essere assegnato al Tribunale di Caltanisetta, per divenire poi sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento.
Originario di Canicattì, qui nella sua casa natale, oggi museo, “Casa Giudice Livatino”, ha lasciato testimonianze di un uomo semplice ma al tempo stesso immenso, che collezionava persino, schedandoli tutti, con sommo ordine, fumetti di Tex o di Topolino o i film che amava vedere con i suoi amati genitori, verso i quali non lasciava trasparire nulla della sua attività di lotta alla criminalità, alla mafia e alla stidda. Lo spiega molto bene il docufilm (in fondo all’articolo), presente in tutte le sedi istituzionali, nelle quali la Reliquia di Livatino è stata esposta a Roma e che in tantissimi hanno osservato, imparando dall’esempio della sua vita ed osservando la sua camicia insanguinata, conservata in una teca di vetro, sopra il Vangelo che Livatino non scindeva mai dal codice penale, poiché la sua attività di magistrato attingeva proprio alle pagine del Vangelo.
Tantissima è stata la commozione, la compostezza, l’ammirazione nell’accogliere la Reliquia, fin dalla sera a Roma del 13 gennaio nella Basilica di S. Marco Evangelista al Campidoglio, dove mons. Renzo Giuliano Parroco di S. Marco e Primicerio della Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma, con il segretario esecutivo della Peregrinatio il Prof. Gian Pietro Caliari, l’ha presa in consegna dalla Polizia Penitenziaria, quando è stata predisposta un’apposita auto per la peregrinatio romana, alla presenza del Vescovo di Roma centro Sua Ecc. Daniele Libanori.
Il giorno dopo, il 14 gennaio è stata la volta della Chiesa dell’Arciconfraternita di Odigitria dei Siciliani in Roma, con la celebrazione della Solenne Passio Martyris da Sua Ecc. Mons. Baldassare Reina, Vice Gerente della Diocesi di Roma per poi proseguire in loco il giorno seguente con la Santa Messa di S. Ecc. mons. Giuseppe Mani, Arcivescovo Emerito di Cagliari, Ordinario Militare Emerito e nel pomeriggio con la Santa Messa presieduta da Sua Em. il signor Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo Metropolita Emerito di Agrigento, città dove, nella Cattedrale, la Reliquia viene abitualmente custodita. Diverse le Chiese e le Parrocchie nelle quali la Reliquia è stata accolta, colme soprattutto di giovani perché Livatino, con questa Peregrinatio, ha parlato alle Istituzioni ma soprattutto ai giovani. Dalla Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, in cui vi era il Liceo Visconti, con circa seicento ragazzi, alla Parrocchia di San Luca Evangelista al Prenestino, alla Suprema Corte di Cassazione, all’Università Europea di Roma fino alla Camera dei Deputati con l’accoglienza ed il discorso del Presidente della Camera on. Lorenzo Fontana.
Si veda il programma completo della Peregrinatio con il Comitato Organizzativo su: Beatorosariolivatino.com.
Alla Camera dei Deputati, come pure nella Cappella della Chiesa di San Gregorio di Nazianzeno, la Sacra Reliquia è giunta scortata dalla Polizia Penitenziaria, dalla Polizia di Stato e dalla Polizia Locale di Roma Capitale ma soprattutto scortata di tutti i valori del Giudice Livatino, allo stesso modo di quando egli percorreva la SS 640 Caltanisetta-Agrigento all’altezza del Viadotto Gasena con la sua ford fiesta color amaranto, poi rimasta nella storia, e con la quale venne ucciso, dopo un tentativo di fuga nei campi limitrofi, in modo brutale ed al volto. Durante la Peregrinatio si è pensato spesso alla dicotomia tra la scorta odierna e necessaria alla sua Reliquia e la ford fiesta dell’epoca, consapevoli di quanto abbia commosso e stravolto questa camicia negli ambienti delle Istituzioni. E come è giunta alla Camera dei Deputati ed alla sua Cappella è arrivata anche al Senato, nella Biblioteca del Senato accolti dal Presidente Ignazio La Russa e con un convegno organizzato dal Centro Studi Livatino, con il Segretario di Stato Vaticano Sua Em. Pietro Parolin. Fulcro di accoglienza da parte dei giovani e delle scuole sono state le Parrocchie, in particolare la Parrocchia di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, ai confini con San Basilio, nella XI Prefettura, dove sono stati presenti con i loro lavori gli Istituti Comprensivi “Alberto Sordi” e “Giovanni Falcone”, con l’adesione anche del Liceo Ginnasio Statale Orazio, con i ragazzi che accompagnati dai loro insegnanti e dal Parroco don Paolo Matarrese, con don Diego Del Fa, hanno posto domande sulla figura del Beato Livatino al Vescovo Sua Ecc. Daniele Salera, per concludere con la partecipazione numerosa alla Messa ed al convegno con il già Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Francesco Minisci Sostituto procuratore della Repubblica Roma e il Presidente dell’Azione Cattolica Prof. Giuseppe Notarstefano che conobbe proprio Livatino. Commovente lo stazionamento della Reliquia presso Confindustria, poiché si ricorda che chi fu il primo testimone dell’uccisione del Giudice fu un imprenditore che passava di lì per caso e che non si tirò indietro nel raccontare ciò che aveva visto: elemento che fa ben sperare sull’imprenditoria odierna, dove spesso la mafia può manifestarsi in modo silente anziché in maniera tanto eclatante e dove ben chiari devono essere i valori di Rosario Livatino. Significativo il passaggio della camicia “inzuppata di sangue” presso il Consiglio Superiore della Magistratura, innanzi ai magistrati ed agli ospiti. Gli appuntamenti si sono succeduti verso l’apice: il concerto che unisce tutti indistintamente, come da sempre la musica fa, quale Bellezza che avvicina l’anima a Dio ma che si palesa a tutti coloro che, per libero arbitrio, sceglieranno se aderirVi come Bellezza o come Bellezza di Dio. Già la Fondazione Paolo di Tarso, con Fabio Gallo, ha istituito, in passato, proprio in questo luogo la Città della Pace. Venerdì 20 gennaio 2023 le massime Autorità della Chiesa e dello Stato, con il Vicario del Santo Padre Sua Em. Angelo De Donatis, sono state insieme, davanti alla camicia insanguinata del Giudice Livatino, nel Concerto ”Beatus Vir, Vespri per un martire”, sulle note di W. A. Mozart e di F. Durante e del Coro Polifonico Aramus, guidato dal M° Osvaldo Guidotti, con l’Orchestra Sinfonica “Cento Città”, il soprano Valentina Iannotta, il mezzosprano Nicoleta Turliu, l’organista Alessio Pacchiarotti, innanzi all’immagine della Vergine degli Angeli. Tra le autorità il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, già Magistrato, con la sua sentita prolusione dedicata a Rosario Livatino e il Sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi, con la sua commozione, raramente immobile, davanti alla Reliquia posta sull’altare. Le medesime Autorità si sono confermate nella Santa Messa di conclusione della Peregrinatio, in memoria del Giudice Livatino e di tutte le vittime innocenti della mafia, presenziata dal Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma per il Settore Centro Sua Ecc. Daniele Libanori e concelebrata da numerosi sacerdoti, prima che la Reliquia tornasse nella Cattedrale di Agrigento. In questo contesto, sia nel concerto che nella messa, sono state esposti gli omaggi artistici di Tahar Ben Jelloun con la “Madonna di speranza fontana vivace”, con “Il Fiore del ventre Tuo”, con “Quindici vittime della mafia” e di Piero Pizzi Cannella con il “Manto della Vergine”, a cura delle Edizioni “Il Cigno Galileo Galilei Roma”.
Una volta partita la Sacra Reliquia, ha lasciato un vuoto in ognuno di noi, con la sua assenza, un vuoto da subito colmato con gli intenti e tutti quei valori perseguiti ma rinnovati dall’esempio ancora più tangibile di questo “piccolo magistrato”, così ben descritto nel saluto finale del Procuratore di Avellino e Vice Presidente del Centro Studi Livatino Domenico Airoma, le cui parole, pubblicate da subito da Centrostudilivatino.it, hanno congedato, consolato e spronato tutti noi, a maggior ragione nel vivere e nel praticare la nostra attività, in ogni forma, modo o ruolo, “S.T.D.” ovvero “Sub Tutela Dei”, il motto che Livatino era solito apporre in tutti i suoi appunti, studi, relazioni, applicando, ciascuno come può, “la giustizia giusta e la verità vera” (Fabio Gallo).
“L’Arciconfraterna di Santa Maria dell’Odigitria dei Siciliani in Roma – ha dichiarato nel suo resoconto il Primicerio dell’Arciconfraternita di Odigitria dei Siciliani in Roma mons. Renzo Giuliano – ha vissuto, per la preziosissima occasione dell’accoglienza in Città della venerabile Reliquia del Beato Rosario Angelo Livatino, la sua vocazione che manifesta il senso fondativo della sua stessa esistenza. Costituzionalmente dal 1594, ma operativamente ancora da anni prima, la missione dei Confratelli e delle Consorelle presenti in Roma ha avuto quel precipuo impegno di inserirsi nella cultura del territorio da essi ricercato e di continuare a vivere con attenzione contestualmente la cultura della propria tradizione, della particolare storia, della più profonda realtà di vivace Tradizione, della memoria dei profondi valori. Oggi queste sponde culturali si ritrovano, si ampliano, si rafforzano nel dialogo che questo evento Livatino è venuto ad accrescere fortemente. Abbiamo accolto con venerazione la Reliquia del Magistrato Livatino, la quale lo identifica come un Martire della Fede e della Giustizia, quindi quale vero “testimone” o, per usare un termine suo proprio, un “credibile” testimone di una visione globale ed unitaria della vita, tanto più considerando la sua sapienza di giovane adulto. In questa Peregrinazione migliaia di giovani in particolare hanno avuto il dono di conoscere tale sapienza del Beato Livatino. Invochiamo come un grido da sempre il dono della Pace, desiderio pieno del cuore di tutti gli uomini e più grande e finale invocazione della realtà messianica divina. La sapienza umana e storica ci ricorda che la Pace è una realizzazione ottenuta dal guardare in maniera ben fissa alla Giustizia ed alla Fede. Riprendiamo la preghiera del Salmo: “Giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo (Sal 85). Altrove la Liturgia prega: “Giustizia e pace si abbracceranno” Livatino ne è stato un assertore, un operatore, un quotidiano formatore, e così “fino alla fine”, per usare un termine evangelico a noi ben noto! La Reliquia, presente tra di noi, è stata eloquente voce, seppur silenziosa, di cosa voglia dire e di come dobbiamo comprendere “fino alla fine”: senza paura di donare la vita. “La verità germoglierà dalla terra”! La Reliquia posta alla nostra venerazione ci ha riportato a quella terra, a quel fossato del viadotto stradale dove si è consumato quel martirio, quell’essere martoriato e martirizzato da cui ora nasce (germoglia, dice il Salmo) per tutti noi la verità dell’evangelica vita del Beato e la verità di un cammino esemplare a cui aderire. Alla Città di Roma ed alla Chiesa di Roma il sacrificio del Beato Livatino ha voluto, con precisa intenzione, mostrare le vie fattive della Giustizia e della Fede che creano, conducono e stabilizzano rapporti di una costante promessa di futuro credibilmente umano, cioè attuazione di amore fraterno ed universale. L’arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma attinge, dalla sua terra di origine e da un tempo a noi vicino, la testimonianza della persona e della missione del Beato Rosario Livatino al fine di un nuovo vigore di riflessione per sé e per una condivisione di valori autentici in questa Città, nelle sue Istituzioni e nel suo popolo. La Peregrinatio del Beato Rosario Livatino è stata un tempo di incisiva evangelizzazione. Per noi della Venerabile Arciconfraternita Maria Odigitria, sappiamo bene, è Colei che indica la strada ed in questi giorni ci ha posti sulla strada della bella testimonianza della vita del Beato Livatino, martire della fede e della giustizia. Ci continui a guidare Maria Odigitria, ancor più oggi per l’attualità fra di noi della testimonianza viva di amore che le Istituzioni dello Stato, Istituzioni Militari, Istituzioni sociali ed economiche, Università, Parrocchie romane, hanno con commozione e propositi accolto in Roma ove in questi giorni la cultura della santità di vita ha smosso i cuori. Beato Rosario Angelo Livatino, prega per noi!”.
Si invita a visionare il docufilm ideato e diretto da Fabio Gallo sul Beato Rosario Livatino: