Sull’importanza e il significato della Domenica della Parola di Dio, Avvenire ha sentito l’arcivescovo Rino Fisichella. «È una iniziativa profondamente pastorale – spiega il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione – con cui papa Francesco vuole far comprendere quanto sia importante nella vita quotidiana della Chiesa e delle nostre comunità il riferimento alla Parola di Dio, cioè a una Parola non confinata in un libro, ma che resta sempre viva e si fa segno concreto e tangibile».
Ci sono tre icone bibliche che il Papa utilizza nella Lettera per esprimere l’importanza di questa iniziativa. Ce le vuole spiegare? La prima è l’episodio dei discepoli di Emmaus. Il Papa prende questa immagine per sottolineare che è Cristo stesso a farci comprendere le Scritture nel loro significato più profondo. E in tal modo mostra che tutta la Scrittura parla di Cristo e che può essere interpretata a partire da Cristo. Il secondo esempio proviene dal libro di Neemia. Al ritorno dall’esilio il popolo ritrova i rotoli della legge e al sentir risuonare il libro sacro piange di commozione. In sostanza è la Sacra Scrittura che ci rende un popolo. E quindi ci dà anche la possibilità di trasmettere in maniera viva la Parola che è stata messa per iscritto. La terza immagine è presa dal profeta Ezechiele e dal libro dell’Apocalisse, dove si dice che il rotolo del libro dato al profeta perché ne mangiasse era dolce al palato. Ma l’Apocalisse aggiunge che una volta arrivato nello stomaco divenne amaro. E il Papa prende questa immagine per dire che certo la Parola di Dio è dolce, va annunciata perché corrisponde alle nostre domande di senso, ma l’amarezza viene quando ne siamo distanti o la rifiutiamo o non la mettiamo in pratica.
Con quali modalità verrà celebrata la Domenica? Molto semplicemente si chiede – senza modificare nulla nella liturgia – di rendere più evidente la proclamazione della Parola di Dio. Il Papa si rivolge anche ai vescovi perché in quella domenica affidino il ministero ai Lettori e suggerisce di formare delle persone che sull’esempio dei ministri straordinari dell’Eucaristica, siano ministri straordinari della Parola.
Perché è stata scelta come data la terza domenica del Tempo ordinario? Perché in questa domenica le letture, il Vangelo particolarmente, parla dell’inizio del ministero di Gesù, che annuncia il Regno di Dio. Così il Santo Padre indica alla Chiesa una modalità di azione. La domenica della Parola di Dio deve porsi come un punto verso cui orientare sempre di più il cammino delle Chiese, che poi può essere integrato con diverse iniziative per dare sostegno, forza e significato a tutto l’anno liturgico. Non dimentichiamo inoltre che la terza domenica del Tempo ordinario cade sempre nel mese di gennaio e dunque a ridosso della giornata del dialogo con gli ebrei e della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Questa scelta assume perciò anche una grande valenza ecumenica e interreligiosa.
C’è anche un valore di condivisione con i più poveri? Senz’altro. Il Papa cita la parabola del ricco e di Lazzaro e sottolinea il rimprovero di Abramo al ricco che chiede di mandare qualcuno dai morti. Non ce n’è bisogno. Hanno Mosè e i profeti. Li ascoltino. È il richiamo all’ascolto della Parola di Dio che ci provoca ad essere attenti alla testimonianza fatta di segni tangibili a favore dei più disagiati.
L’iniziativa del Papa si iscrive nel cammino conciliare che dalla Dei Verbum ha rimesso la Parola nelle mani dei fedeli? Certamente sì. Francesco ricorda i grandi passi fatti grazie alla Dei Verbume fa riferimento anche alla Verbum Domini, pubblicata dopo il Sinodo sulla Parola di Dio. Anzi, nella sua Lettera c’è l’invito a riprendere in mano soprattutto il secondo capitolo della Dei Verbum. Vale a dire: la Parola di Dio è viva e viene trasmessa attraverso l’azione e la responsabilità del popolo di Dio. Da qui l’impegno di tutti i credenti ad essere fedeli annunciatori alle generazioni future.
Anche qui il Papa sottolinea l’importanza dell’omelia. Perché? Papa Francesco attribuisce grande importanza all’omelia. Sollecita molto i sacerdoti perché non improvvisino e anzi diano ai fedeli dei contributi che aiutino a riflettere. È un grande stimolo pastorale che tocca tutti i ministri ordinati e ci aiuta a comprendere come l’annuncio della Parola richieda uno sforzo previo di preghiera di meditazione e di studio.
Si potrà accompagnare la Domenica della Parola anche con iniziative di tipo culturale? Perché no? Ricordo ad esempio la lettura integrale della Bibbia fatta in tivù qualche anno fa. Sono esperienze molto positive che attraggono e che ci riportano alla scena del libro di Neemia quando il popolo ascoltava. Purtroppo abbiamo un limite. Il nostro popolo ascolta la Parola di Dio solo quando si reca a Messa la domenica. Per il resto la Bibbia è il libro più diffuso ma anche quello più carico di polvere nelle nostre librerie di casa. Ben vengano dunque tutte le iniziative complementari a quelle della proclamazione liturgica, dove è Cristo stesso che ci parla. Inoltre non dimentichiamo che il Papa ha voluto firmare questo documento il 30 settembre, in occasione della memoria liturgica di san Girolamo, grande studioso della Bibbia, perché quest’anno iniziano in tutto il mondo le celebrazioni per i 1.600 anni della sua morte avvenuta nel 420. E quindi le iniziative che già sono pianificate per l’anniversario faranno da sostegno a questa Domenica, che si spera possa radicarsi sempre di più come una tradizione felice in tutte le nostre comunità.
Rino Fisichella
Fonte Avvenire di Mimmo Muolo