In occasione dell’anno giubilare si insedia oggi nel suo Ministero Petrino Papa Leone XIV. Al Pontefice da parte della Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” vanno i nostri migliori auguri di una lunga vita, prosperità e attività pastorale come Vescovo di Roma, con grande attenzione al proseguimento della Riforma Sociale della Chiesa, al sostegno agli ultimi e alla Pace nel mondo.
Con l’insediamento odierno di domenica 18 maggio 2025, alle ore 10.00, nella Basilica e nella Piazza di S. Pietro, comincia ufficialmente il Papato di Robert Francis Prevost. La Celebrazione Eucaristica, gremita delle istituzioni italiane e del mondo, di fedeli, sottolinea il legame con l’Apostolo Pietro e il suo martirio, che ha fecondato la nascente Chiesa di Roma, e sottolinea il valore specifico delle insegne episcopali “petrine” che vengono imposte al Papa: il Pallio e l’Anello del Pescatore.
Il Pallio
Il Pallio è un paramento liturgico realizzato con lana di agnelli. Rievoca il buon Pastore, che pone sulle proprie spalle la pecorella smarrita, e la triplice risposta di Pietro alla richiesta di Gesù risorto di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle. Come scrive Simeone di Tessalonica nel De sacris ordinationibus, “indica il Salvatore che incontrandoci come la pecora perduta se la carica sulle spalle, e assumendo la nostra natura umana nella Incarnazione, l’ha divinizzata, con la sua morte in croce ci ha offerto al Padre e con la risurrezione ci ha esaltato”. Si tratta di una stretta fascia che si appoggia sulle spalle, sopra la casula, la veste liturgica. Ha due lembi neri pendenti davanti e dietro, è decorata con sei croci nere di seta – una su ogni capo che scende sul petto e sul dorso e quattro sull’anello che poggia sulle spalle – ed è guarnita, davanti e dietro, con tre spille (acicula) che raffigurano i tre chiodi della croce di Cristo.
L’Anello del Pescatore
L’Anello del Pescatore ha la valenza specifica dell’anello-sigillo che autentica radicalmente la fede, compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli. Viene detto anello “del Pescatore” perché Pietro è l’Apostolo che, avendo avuto fede nella parola di Gesù, dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa.
Al sepolcro di San Pietro
La liturgia ha inizio all’interno della Basilica Vaticana. Il nuovo Romano Pontefice scende, con i Patriarchi delle Chiese Orientali, al Sepolcro di San Pietro, vi sosta in preghiera e poi lo incensa. Questo momento sottolinea lo stretto legame del Vescovo di Roma all’Apostolo Pietro e al suo martirio, proprio nel luogo in cui il primo Vicario di Cristo ha confessato con il sangue la sua fede, insieme a tanti altri cristiani che con lui hanno dato la stessa testimonianza. Due diaconi prendono, poi, il Pallio, l’Anello del Pescatore e il Libro dei Vangeli e si avviano in processione verso l’Altare della celebrazione, sul Sagrato, in piazza San Pietro.
Sul Sagrato della Basilica Vaticana
Leone XIV risale e si unisce alla processione, mentre si cantano le Laudes Regiæ con l’invocazione della intercessione dei Pontefici santi, dei martiri e dei santi e delle sante della Chiesa Romana. Dal cancello centrale della Basilica Vaticana pende l’arazzo della pesca miracolosa, in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro, a cui si fa esplicito riferimento nella liturgia della Parola e nei testi della celebrazione. È la riproduzione di quello in manifattura fiamminga, realizzato per la Cappella Sistina su un cartone di Raffaello Sanzio e conservato nei Musei Vaticani. Presso l’Altare, invece, è collocata l’effigie della Madonna del Buon Consiglio del Santuario mariano di Genazzano. Segue il rito per la benedizione e l’aspersione dell’acqua benedetta, essendo una domenica di Pasqua. Successivamente viene cantato il Gloria al quale segue l’orazione colletta, con il richiamo al disegno del Padre di edificare la sua Chiesa su Pietro.
Liturgia della Parola
Comincia, dunque, la Liturgia della Parola. La Prima Lettura, pronunciata in spagnolo, è un brano degli Atti degli Apostoli (At 4, 8-12) in cui Pietro annuncia che Cristo è “la pietra scartata dai costruttori”. Enunciato in italiano, il Salmo responsoriale (Sal 117 [118]) riprende il tema della “pietra” – “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo” -, mentre la Seconda Lettura, letta in inglese, tratta dalla Prima Lettera di Pietro (1 Pt 5, 1-5. 10-11), evidenzia il legame che intercorre tra Pietro, la Chiesa di Roma e il ministero del suo Successore. Il Vangelo, una pagina di Giovanni proclamata in latino e in greco (Gv 21, 15-19), è quello della triplice domanda di Gesù a Pietro di pascere i “suoi agnelli” e le “sue pecorelle”, ed è uno dei testi che fondano tradizionalmente lo speciale e personale compito conferito a Pietro nel gruppo dei dodici apostoli.
L’imposizione delle insegne episcopali petrine
Terminato l’annuncio del Vangelo, si avvicinano a Leone XIV tre cardinali dei tre ordini (diaconi, presbiteri e vescovi) e di continenti diversi: il primo gli impone il Pallio, il secondo chiede, con una speciale preghiera, la presenza e l’assistenza del Signore sul Papa, il terzo pronuncia, pure lui, un’orazione, invocando Cristo, “pastore e vescovo delle nostre anime”, che ha edificato la Chiesa sulla roccia di Pietro, e dallo stesso Pietro è stato riconosciuto “Figlio del Dio vivente”, perché sia lui a dare al nuovo Pontefice l’Anello-sigillo del Pescatore, e poi gli consegna l’Anello del Pescatore. Questo momento si conclude pregando lo Spirito Santo perché arricchisca il nuovo Pontefice di forza e mitezza nel conservare i discepoli di Cristo nell’unità della comunione, poi il Papa benedice l’assemblea con il Libro dei Vangeli, mentre si acclama in greco “Ad multos annos!” (Είς πολλά έτη Δέσποτα).
Il rito dell’obbedienza
Dopo il simbolico rito dell’”Obbedienza” prestata al Papa da dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti del mondo, la celebrazione prosegue con l’omelia del Pontefice. Poi viene cantato il “Credo”, al quale segue la preghiera dei fedeli con cinque invocazioni, in portoghese, francese, arabo, polacco e cinese. Si prega il Signore per la Chiesa, ovunque diffusa sulla terra, per il Romano Pontefice, che inizia il suo ministero, per quanti detengono le responsabilità di governo, per coloro che si trovano nella sofferenza e nel disagio, per la stessa assemblea.
La liturgia eucaristica
Mentre viene intonato il canto di offertorio “Tu es pastor ovium”, poi, l’orazione sulle offerte del pane e del vino supplica che attraverso il ministero missionario della Chiesa si estendano a tutto il mondo i frutti della redenzione. Leone XIV pronuncia, quindi, la “Preghiera Eucaristica I” o “Canone Romano” e successivamente si svolge il rito di comunione, al cui termine il Pontefice chiede a Dio di confermare la Chiesa nell’unità e nella carità e per sé di essere salvato e protetto insieme al gregge che gli è stato affidato.
Riti di conclusione
Prima di concludere la celebrazione, il Papa pronuncia una breve allocuzione e dopo il canto del Regina caeli imparte la benedizione solenne che torna sull’immagine biblica della vite e della vigna, applicata alla Chiesa, invocando che il Signore “guardi” e “protegga” il ceppo e la vite da lui piantati, e chiede di far “risplendere” su tutti il suo volto di salvezza.
Dalla prima Omelia di Papa Leone XIV
Riportiamo alcuni stralci sostanziali della prima omelia di Papa Leone XIV. “Fratelli e sorelle, saluto tutti voi, con il colmo pieno di gratitudine. ‘Il nostro cuore non ha posa se non riposa in te’, dice S. Agostino. Abbiamo vissuto un momento intenso con la morte di Papa Francesco, un momento che ha riempito il nostro cuore di dolore. Proprio nel giorno di Pasqua abbiamo avuto la sua ultima benedizione ma il Signore non abbandona il suo popolo, custodisce il suo gregge. In questo Spirito di fede il Conclave si è riunito, con i Cardinali provenienti da varie parti del mondo, per scegliere un Pastore, capace di custodire il patrimonio della Chiesa Cristiana ma anche per guardare lontano, per poter affrontare le sfide di oggi. Lo Spirito Santo ha saputo accordare le corde del nostro cuore, sono stato scelto senza merito, vengo a voi come un fratello, servo della vostra fede e gioia. Camminando con voi, sulla via dell’amore di Dio, sull’amore e sull’unità, le due dimensioni della missione affidata da Gesù a Pietro. Pescare l’umanità per salvarla dalle acque del male e della morte. La missione è gettare la rete per fare riemergere la speranza del Vangelo, perché nel mare della vita tutti possano ritrovarsi nelle braccia di Dio. Ciò è possibile perché Pietro ha sperimentato l’amore di Dio. Quando Gesù chiede a Pietro ‘Mi ami?’ si riferisce all’amore del Padre. Solo se hai conosciuto l’amore di Dio, potrai pascere i miei agnelli e amare di più i tuoi fratelli. A Pietro è affidato il compito di amare di più, perché la Chiesa di Roma risiede nella Carità e la Chiesa è impostata sulla fede di Cristo. Si tratta di amare, come ha fatto Gesù. Lui è la pietra e Pietro deve pascere il gregge, senza essere un capo al di sopra degli altri, dove tutti siamo pietre vive, con il nostro Battesimo, a costruire, nelle nostre diversità, come ricorda S. Agostino. Questo vorrei che fosse il primo desiderio di una Chiesa unita, che diventi fermento per un mondo riconciliato. Troppe ferite causate da odio, pregiudizi. Noi vogliamo essere lievito di comunione. Guardate a Cristo, avvicinatevi a Lui, alla sua parola, che illumina e consola e nell’unico Cristo noi siamo una sola cosa. Tra di noi, tra le Chiese sorelle, con chi ad esempio coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, per costruire insieme un mondo nuovo, in cui regni la pace. Questo è lo spirito missionario che deve caratterizzarci, per valorizzare la storia personale di ciascuno, è l’ora dell’amore, dove la carità di Dio è il cuore del Vangelo. Se questo criterio prevalesse nel mondo tornerebbe la pace. Costruiamo una Chiesa missionaria che apre le braccia al mondo, che diventi lievito di concordia dell’umanità. Insieme camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda intorno a noi”.
Viviana Normando
Fonte: Sala Stampa Santa Sede.