Messaggio di Papa Francesco di fine Anno della Fede: “Gesù è il centro di tutto e ci perdona sempre”

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papa-francesco-e-papa-benedetto-XVIDomenica 24 novembre 2013 è la data che segna la conclusione dell’Anno della Fede che era stato indetto da Papa Benedetto XVI che tutti non avremmo mai immaginato, all’apertura stessa dell’Annus Fidei, divenisse Papa Emerito accanto al primo Papa di nome Francesco. L’Anno della Fede è trascorso bene ricco di soddisfazioni ed anche di incertezze come quando vi fu il periodo della sede vacante di Benedetto XVI, il Papa così coraggioso e umile da essere il primo dimissionario della storia, uno dei due soli che oggi illuminano proprio quella stessa fede e cammino di noi tutti. Un anno della fede denso di emozioni ma di quelle emozioni che, anche in chi non crede, spostano l’attenzione e la ragione proprio sulla fede.

La fede non è qualcosa di tangibile e chi crede, spesso si trova a credere senza potere toccare con mano, nel privilegio di essere testimone di ciò che Dio predispone e del suo grande atto d’amore.

Un anno di grandi ma semplici stravolgimenti dentro e fuori la Chiesa che Papa Francesco con disarmante audacia e purezza ha attuato sulla strada di Francesco di Assisi, coinvolgendo tutti, dissolvendo dubbi, rendendo nuove le cose.

Termina un periodo così ricco scandito dalle parole di questo Papa venuto da lontano, Francesco, che abbiamo seguito fin dai primi momenti con la redazione de Il Vaticanese.it, divenuto il papà di tutti noi, il Santo Padre che non conosce ostacoli nel giungere diritto al cuore delle persone, di tutti indistintamente. E non è un caso che questo 2012-2013 sia coinciso non solo con l’Anno della Fede ma anche con il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, con il 750 anniversario della nascita del Corpus Domini e con il 750 anniversario del ritrovamento della lingua di S. Antonio da Padova. In queste coordinate storiche importanti, sorgente del Cristianesimo, è con sentimento rinnovato che, accanto a Papa Francesco, tutti andiamo avanti con Cristo al centro, come ha indicato nell’omelia in Piazza S. Pietro di cui riportiamo fedelmente il testo di seguito. Si chiude l’Anno della Fede, si chiude l’Anno del Giubileo Eucaristico. V.N.

“Accogliere la “centralità di Gesù” nella propria vita. Nella Solennità di Cristo Re, ultima domenica dell’Anno liturgico e atto conclusivo dell’Anno della Fede, Papa Francesco all’omelia della Messa presieduta in Piazza San Pietro ha esortato la Chiesa e ogni singolo cristiano a riconoscere in Cristo il “centro” della creazione, del popolo di Dio, il centro della storia e dell’umanità. Ma soprattutto, ha invitato ogni cristiano a rimettere Cristo al centro del proprio cuore, nonostante i propri limiti, e con l’assoluta certezza di poter contare sulla Misericordia di Dio. “Gesù – ha affermato il Papa – pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna” e la sua promessa al buon ladrone, ha aggiunto, “ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata”.

Il Papa ha iniziato la celebrazione attorniato da 1200 concelebranti, e davanti a circa 60 mila persone, inchinandosi davanti al reliquiario che custodisce alcune ossa attribuite all’Apostolo Pietro, per la prima volta esposto in pubblico. Prima della Messa, per volontà del Papa è stata effettuata tra i fedeli presenti una colletta in favore della popolazione filippina colpita dal tifone Haiyan. Al termine della Messa, prima dell’Angelus, Papa Francesco consegnerà la sua Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Di seguito, il testo integrale dell’omelia pronunciata da Papa Francesco:

“La solennità odierna di Cristo Re dell’universo, coronamento dell’anno liturgico – ha detto Papa Francesco – segna anche la conclusione dell’Anno della Fede, indetto dal Papa Benedetto XVI, al quale va ora il nostro pensiero pieno di affetto e riconoscenza per questo dono che ci ha dato. Con tale provvidenziale iniziativa, egli ci ha offerto l’opportunità di riscoprire la bellezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del nostro Battesimo, e che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa. Un cammino che ha come meta finale l’incontro pieno con Dio, e durante il quale lo Spirito Santo ci purifica, ci eleva, ci santifica, per farci entrare nella felicità a cui anela il nostro cuore. Desidero anche rivolgere un cordiale e fraterno saluto ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, qui presenti. Lo scambio della pace, che compirò con loro, vuole significare anzitutto la riconoscenza del Vescovo di Roma per queste Comunità, che hanno confessato il nome di Cristo con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo.

Allo stesso modo, per loro tramite, con questo gesto intendo raggiungere tutti i cristiani che vivono nella Terra Santa, in Siria e in tutto l’Oriente, al fine di ottenere per tutti il dono della pace e della concordia. Le Letture bibliche che sono state proclamate hanno come filo conduttore la centralità di Cristo. Cristo è al centro, Cristo è il centro. Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia.

1 L’Apostolo Paolo ci offre una visione molto profonda della centralità di Gesù. Ce lo presenta come il Primogenito di tutta la creazione: in Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui furono create tutte le cose. Egli è il centro di tutte le cose, è il principio. Gesù Cristo, il Signore: Dio ha dato a Lui la pienezza, la totalità, perché in Lui siano riconciliate tutte le cose (cfr 1,12-20). Signore della Creazione, Signore della riconciliazione.

Questa immagine ci fa capire che Gesù è il centro della creazione; e pertanto l’atteggiamento richiesto al credente, se vuole essere tale, è quello di riconoscere e di accogliere nella vita questa centralità di Gesù Cristo, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. E così, i nostri pensieri saranno pensieri cristiani, pensieri di Cristo. Le nostre opere saranno opere cristiane, opere di Cristo. Le nostre parole saranno parole cristiane, parole di Cristo. Invece, quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso.

2 Oltre ad essere centro della creazione e centro della riconciliazione, Cristo è centro del popolo di Dio. E proprio oggi è qui, al centro di noi. Adesso è qui, nella Parola, e sarà qui, sull’altare, vivo, presente, in mezzo a noi, il suo popolo. E’ quanto ci viene mostrato nella prima Lettura, dove si racconta del giorno in cui le tribù d’Israele vennero a cercare Davide e davanti al Signore lo unsero re sopra Israele (cfr 2 Sam 5,1-3). Attraverso la ricerca della figura ideale del re, quegli uomini cercavano Dio stesso: un Dio che si facesse vicino, che accettasse di accompagnarsi al cammino dell’uomo, che si facesse loro fratello.

Cristo, discendente del re Davide, è proprio il “fratello” intorno al quale si costituisce il popolo, che si prende cura del suo popolo, di tutti noi, a costo della sua vita. In Lui noi siamo uno: un solo popolo; uniti a Lui, condividiamo un solo cammino, un solo destino. Solamente in Lui, in Lui come centro, abbiamo l’identità come popolo.

3. E, infine, Cristo è il centro della storia dell’umanità e anche il centro della storia di ogni uomo. A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi.

Mentre tutti gli altri si rivolgono a Gesù con disprezzo – “Se tu sei il Cristo, il Re Messia, salva te stesso scendendo dal patibolo!” – quell’uomo, che ha sbagliato nella vita fino alla fine, si aggrappa pentito a Gesù crocifisso implorando: «Ricordati di me, quando entrerai nel tuo Regno» (Lc 23,42). E Gesù gli promette: «Oggi con me sarai nel paradiso» (v. 43): il suo regno. Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta.

Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi, anche, ha i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui. Ci farà bene, in questa giornata, pensare alla nostra storia e guardare Gesù e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: “Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! Gesù, ricordati di me, perché io ho voglia diventare buono, io ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore! Ma ricordati di me, Gesù: tu puoi ricordarti di me, perché tu sei al centro, tu sei proprio nel tuo Regno!”. Che bello! Facciamolo oggi tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte. “Ricordati di me, Signore, tu che sei al centro, tu che sei nel tuo Regno!”. La promessa di Gesù al buon ladrone ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata. Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso: dona sempre di più di quanto gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno! Gesù è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. Andiamo tutti insieme su questa strada”.

Fonte, www.news.va.

Foto TgSky: lo storico abbraccio a Castel Gandolfo in questo Annus Fidei tra Papa Francesco e il Papa Emerito Benedetto XVI.

 

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