Papa Francesco a San Giovanni in Laterano al clero romano: “Mi sento prete”

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San Giovanni Laterano: Papa Francesco incontra Clero

E’ durato circa due ore il colloquio privato di Papa Francesco con il clero della diocesi di Roma nella cattedrale di San Giovanni in Laterano. Il pontefice è arrivato con qualche minuti di anticipo a bordo di una Ford Focus blu. Ad accoglierlo una folla di fedeli dietro le transenne e il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini.

Papa Bergoglio ha fatto una breve introduzione e poi ha ascoltato gli interventi dei vescovi collaboratori, parroci, vicari, sacerdoti e diaconi, rispondendo alle loro domande. L’appuntamento era rivolto in particolare ai sacerdoti che prestano servizio pastorale nella diocesi operando nelle comunità parrocchiali, nelle rettorie, nelle cappellanie universitarie, in quelle ospedaliere, nel mondo del lavoro e nelle carceri.

I sacerdoti della diocesi di Roma hanno accolto con grande emozione e commozione le parole di Papa Francesco, che li ha esortati ha svolgere il loro ministero con coraggiosa creatività.

Anche ora che sono Papa, mi sento un sacerdote. E’ uno dei passaggi chiave del dialogo che Papa Francesco ha avuto, stamani, con i sacerdoti della diocesi di Roma, la sua diocesi. Il Papa ha incontrato il clero romano nella Basilica di San Giovanni Laterano assieme al cardinale vicario Agostino Vallini. .

Per prepararsi all’incontro il cardinale vicario Agostino Vallini, su richiesta del Papa, ha inviato al clero una riflessione scritta nel 2008 dall’allora cardinale Bergoglio, quando era arcivescovo di Buenos Aires, per presentare l’identità presbiterale alla luce del Documento di Aparecida, scaturito dalla V Conferenza dell’episcopato latinoamericano. La Chiesa ha bisogno di ”pastori del popolo e non chierici di Stato”. E’ uno dei passaggi forti della lettera che l’allora arcivescovo di Buenos Aires inviò nel 2008 ai suoi sacerdoti l’anno dopo la Conferenza di Aparecida. Il cardinale Bergoglio sottolinea innanzitutto che l’identità del presbitero si definisce ”in relazione alla comunita”’ con due caratteristiche: ”dono” e ”fedelta”’. ”E’ opportuno non dimenticare – scrive il futuro Papa – che identità dice appartenenza; si è nella misura in cui si appartiene. Il presbitero appartiene al Popolo di Dio, da esso è stato tratto, ad esso è inviato e di esso forma parte”.

“I vincoli di fede e di comunione profonda, che legano da sempre i preti romani al Papa, si sono fortificati e arricchiti di una carica di simpatia e di affetto” fin dal momento del “suo primo apparire alla Loggia di San Pietro, la sera del 13 marzo”, assicura il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini sottolineando come siano aumentate in questo primo scorcio di papato “la fiducia e la speranza”. “Con il passare dei giorni” questa carica di simpatia e affetto “matura in accoglienza interiore, condivisione spirituale e impegno, per tradurre il suo magistero in azione pastorale – prosegue nel suo saluto il cardinale vicario Vallini – I molteplici gesti e segni di sobrietà e di semplicità, il desiderio di farsi vicino a tutti, soprattutto ai poveri, il linguaggio diretto ed essenziale, il coraggio della denuncia, hanno toccato i cuori, acceso fiducia, speranza e accoglienza favorevole anche in tante persone, soprattutto lontane”. Confessa poi Vallini: “Talvolta, avvertiamo la fatica nel portare avanti e adeguare il nostro ministero di trasmettere la fede, in questo travagliato tempo della storia umana” in cui, sottolinea ancora il Vicario del Papa per la diocesi di Roma, “la nostra gente è spesso distratta e lontana dalla Chiesa”.

Primo incontro di Francesco con il clero romano a San Giovanni: una riflessione sulla “fatica” del sacerdote e le risposte a cinque domande. L’invito alla creatività coraggiosa e all’accoglienza nella verità.

Creatività coraggiosa
, conversione pastorale, accoglienza nella verità. Con la particolare attenzione alle «periferie esistenziali», che sono anche quelle del «pensiero debole e povero». Indicazioni che il vescovo di Roma lancia ai suoi sacerdoti nel primo incontro con il clero romano, nella mattina di oggi, lunedì 16 settembre. Davvero un incontro «di famiglia», come lo definisce il cardinale vicario, concluso dalla consegna di un dono al Papa: un’icona realizzata da don Massimo Tellan, parroco di San Giovanni Crisostomo. Un incontro confidenziale e diretto, nello stile cui Francesco ci ha abituati dall’inizio del pontificato, con i saluti personali a decine di sacerdoti prima di lasciare la basilica di San Giovanni in Laterano.

A tutto campo, il vescovo di Roma risponde alle domande dei presbiteri, guardando con lucidità ai «problemi gravissimi della Chiesa», ma senza pessimismi. «La Chiesa non crolla. Mai la Chiesa è stata tanto bene come oggi, è un momento bello della Chiesa, basta leggerne la storia. Ci sono santi riconosciuti anche dai non cattolici – pensiamo alla Beata Teresa – ma c’è una santità quotidiana di tanti uomini e donne, e questo dà speranza. La santità è più grande degli scandali».

Un incontro segnato dal racconto di esperienze di vita a Buenos Aires e dalla richiesta di preghiera per lui, all’avvicinarsi del 60° anniversario – che cadrà il prossimo 21 settembre – di quel giorno in cui sentì per la prima volta lo sguardo di Gesù su di lui. E proprio alla necessità di tornare al “primo amore”, al primo sguardo di Gesù, il Papa invita i sacerdoti che gremiscono la basilica: lo fa nella riflessione che introduce l’incontro, scaturita dalla risposta alla lettera di un prete romano che condivideva con il vescovo la sua “fatica nel cuore”.

Un’espressione che ha riportato alla mente e al cuore del Papa quanto scriveva Giovanni Paolo II sulla «peculiare fatica del cuore» di Maria nella “Redemptoris Mater”. La fatica, però, fa parte della missione sacerdotale. «Quando un prete è in contatto con il suo popolo, si fatica». Di fronte a questa fatica, chiarisce Francesco, c’è solo la risposta di Gesù: andare con i poveri, annunciare il Vangelo e andare avanti. Anche se certamente sono di aiuto «la preghiera davanti al tabernacolo, la vicinanza con gli altri preti e la vicinanza del vescovo». E la memoria di momenti come l’inizio della vocazione, l’ingresso in seminario, l’ordinazione sacerdotale: «La memoria è il sangue nella vita della Chiesa».

Numerosi i temi che emergono dalle cinque domande (a porle sono padre Carbonaro, don Mortigliengo, don Le Pera, don Sparapani, don Brienza) e che meritano risposte articolate. «Accoglienza cordiale» è la parola su cui insiste il Papa. «I fedeli si sentano a casa», sottolinea. Un’accoglienza – il riferimento è in particolare alle coppie conviventi – da esercitare però nella verità. «Dire sempre la verità», sapendo che «la verità non si esaurisce nella definizione dogmatica» ma si inserisce «nell’amore e nella pienezza di Dio». Il prete deve quindi «accompagnare». Basti pensare, afferma Francesco, ai discepoli di Emmaus, a come «il Signore li ha accompagnati e ha riscaldato loro il cuore».

L’invito di Francesco ai preti del clero romano è poi a intraprendere «strade coraggiosamente creative». E cita esempi vissuti a Buenos Aires, come l’apertura di alcune chiese per tutta la giornata con la disponibilità di un confessore o l’avvio di “corsi personali” per le coppie che intendono sposarsi ma non possono frequentare i corsi prematrimoniali perché lavorano fino a tardi. Restano prioritarie le «periferie esistenziali», che sono anche «quelle delle famiglie», di cui ha parlato più volte Benedetto XVI, come il tema delle seconde nozze. Il nostro compito, dice, è «trovare un’altra strada, nella giustizia».

L’incontro è terminato poco prima delle 13. Il pontefice, lontano da telecamere e giornalisti (la visita era in forma privata), dopo un breve discorso ha lasciato spazio alle domande dei sacerdoti. Poi è salito di nuovo a bordo della sua auto e ha fatto ritorno in Vaticano salutando dal finestrino i numerosi fedeli fuori la basilica che, durante le due ore, sono rimasti in attesa dietro le transenne con la speranza di salutare Bergoglio. Questa volta il Pontefice ha abbassato il finestrino per salutare turisti e romani visibilmente emozionati. Alcuni hanno sventolato foulard per attirare l’attenzione, altri hanno semplicemente urlato: “Ciao Papa Francesco”.

Fonte: www.romasette.it

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