In un libro come ritrovare l’anima nella comune identità tra ebrei e cristiani

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Grande attenzione è stata prestata alla presentazione del libro “L’anima e l’uomo” di Melchiorre Bocchese, avvenuta nell’Auditorium S. Maria degli Angeli, nella cornice delle Terme di Diocleziano, adiacente alla Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma.

Il testo rappresenta un nobile tentativo di sintesi del pensiero filosofico nell’ebraismo, ove la cultura ebraica viene raccontata in ottocento pagine. Un libro voluminoso, che non esaurisce comunque l’argomento ma che rappresenta “il lancio della prima pietra”. Una definizione data anche dal moderatore dell’incontro, dal giornalista di Rai 1, Marco Ravaglioli, che ha aggiunto: “E’ un’opera importante, di studio, di ricerca, di approfondimento, di filosofia sui temi del mondo ebraico”.

All’evento promosso dall’Associazione “Salotto di Conversazione” erano presenti accanto al Parroco della Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma don Franco Cutrone, al Presidente dell’Associazione “Salotto di Conversazione” Avv. Giovanni Borrelli ed all’autore, tanti personaggi del mondo civile e militare, del mondo cattolico ed ebraico. Tra questi, ad esempio, Sua Eminenza il Cardinale Francesco Coccopalmerio Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, mons. Gino Battaglia – Direttore nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI, il Vice Parroco della Basilica di S. Maria degli Angeli di Roma e Primicerio dell’Arciconfraternita di S. Maria di Odigitria in Roma mons. Giuseppe Blanda, Rav. Sandro Di Castro Presidente Benè Berith in rappresentanza del Rabbino Capo Prof. Riccardo Di Segni e della Comunità ebraica, Rav. Riccardo Pacifici Presidente Comunità Ebraica di Roma, l’On. Generale Antonio Torre, il Prof. Onorato Bucci che ha scritto il saggio introduttivo.

“Il contenuto – ha esordito Marco Ravaglioli – può incutere soggezione ma Voi sarete a vostro agio. Il mondo cattolico guarda all’ebraismo con insufficiente cognizione di causa, e’ stato avviato un dialogo soprattutto da Giovanni Paolo II ma è opportuno che i cattolici approfondiscano tali temi”. Da tale imput provocato soprattutto dal testo stesso sono scaturite relazioni e dibattito, affinchè cattolici ed ebraici si conoscessero maggiormente in una speciale occasione appositamente offerta.

 

Don Franco Cutrone Parroco Basilica S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma
Don Franco Cutrone Parroco Basilica S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma

“Ci conosciamo da tanti anni – ha detto il Parroco don Franco Cutrone – con Marco Ravaglioli, nel susseguirsi delle mie diverse esperienze sacerdotali. Ringrazio l’Associazione “Salotto di Conversazione” per l’opportunità di incontro e di conoscenza. Nel percorso della mia esperienza parrocchiale ho incontrato alcuni nostri fratelli maggiori e sono sempre stati approcci proficui e di arricchimento reciproco. Melchiorre Bocchese, persona plirilaureata, di grande estroversione e genialità, ha fatto un tentativo coraggioso per far conoscere in estratto la cultura ebraica”. “Ci tengo a sottolineare –ha proseguito don Franco Cutrone– che l’insegnamento di Gesù e’ radicato nell’ebraismo ed e’ un’eredita’ che noi cristiani dobbiamo conservare: è l’ebraicità di Gesù da preservare. San Paolo cita gli ebrei come prove responsabili nel mistero della salvezza, ove i cristiani sono chiamati a Gesù, proprio sulla linea di questa storia della salvezza. Ognuno e l’altro sono testimoni della misericordia di Dio nel resto del mondo. La seconda alleanza non sostituisce ma perfeziona la prima. Senza la prima, l’alleanza nuova non poteva esistere. La parola nuova si innesta poi sulla parola di Israele che è l’obbedienza, il ricordo, la fiducia, la santità, la salvezza, che fanno parte dell’eredita’ cristiana. Per sfatare un luogo comune, peraltro, quando si dice fariseo si pensa ad una parola brutta, ma non è così. Occorre una conoscenza seria dei farisei. Il Signore ci aiuti a mettere da parte tutto ciò che non e’ conoscenza ed a portare avanti tutto ciò che e’ il rispetto reciproco”.

Nel corso della cerimonia è stato rivolto un saluto affettuoso al Presidente Andreotti, scomparso in queste ore, suocero di Marco Ravaglioli, il quale ha messo in risalto la grande attenzione che Giulio Andreotti ha sempre avuto nei confronti della comunità ebraica e Simon Peres ha salutato Andreotti come grande amico del popolo israeliano.

“Si tratta di un’opera – ha detto l’Avv. Giovanni Borrelli – di vaste proporzioni, composita, della prima filosofia ebraica con un approccio alla filosofia contemporanea, nella filosofia della ragione. Un libro che invita a ritrovare l’anima perché in tutti questi anni siamo andati così rapidamente che ora dobbiamo consentire alle nostre anime di raggiungerci”.

“L’ufficio del dialogo interreligioso – ha detto mons. Battaglia – si occupa di tante cose che vanno dal Buddismo all’Ebraismo. Nel Concilio Vaticano II, di cui in questo 2013 ricorre il cinquantesimo anniversario, si ricorda il vincolo con la stirpe di Abramo. Il mistero divino della salvezza si trova nelle radici ebree. Da allora si e’ cercato un sempre più assiduo dialogo. Su mezzo secolo di testimonianze c’e’ un avvicinamento anche grazie ad una serie di ricerche e libri. Questo testo aiuta a comprendere un contributo ebraico alla storia della nostra civilta’. Chi ha scritto “L’anima e l’uomo” ha compiuto una faticosa raccolta per ottenere una divulgazione del pensiero ebraico. Come dice don Franco Cutrone ‘si tratta si un testo che va meditato e preso a piccole dose’. E’ un’opera di consultazione per fornire elementi qualora si cercassero elementi per lo studio del rapporto tra ebraismo e cristianesimo. Penso alla figura di Gesù e alla diversa visione di Gesù nell’Ebraismo e nel Cristianesimo. Quanto ha giovato l’arricchimento dell’ebreo Gesù nella sua conoscenza. Il Concilio Vaticano II ha stabilito un punto di non ritorno. Fondamentale la visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga nel 1986. Giovanni Paolo II disse che “la religione ebraica non e’ estrinseca ma e’ intrinseca alla religione cristiana. Voi siete – rivolgendosi ai rappresentanti della comunità ebraica – nostri fratelli prediletti e in un certo senso maggiori. Giovanni Paolo II ha ribadito quell’alleanza. Israele si distingue per questa caratterizzazione tra Dio e il popolo, un senso di intimità tra Dio e il popolo. Cio’ che differenzia soprattutto il pensiero cristiano da quello ebraico è che il cristiano può contare solo nella sua capacità di gestire la sua coscienza.

“L’approccio accademico – ha detto Rav. Sandro Di Castro Presidente Benè Berith in rappresentanza del Rabbino Capo Prof. Riccardo Di Segni – al pensiero ebraico e’ di recente in italia. Cio’ che il testo si prefigge e’ ambizioso, ripercorrere 3000 anni del pensiero ebraico, farebbero un po’ storcere il naso a qualche accademico ma sicuramente possono lasciare impressioni nel lettore e invogliare nella ricerca in questo campo. Nel panorama italiano non c’e’ un testo del genere. Il volume più simile e’ “l’ebraismo”, un volume di un grande teologo cristiano. Nessuno si e’ avventurato in questo ambito perchè necessita di svariate conoscenze”. L’intervento è stato sancito con una stretta di mano da parte di tutti, a questo giovane direttore dell’ufficio rabbinico della nostra comunità ma in particolare da parte dell’autore. “Il mio ruolo – ha detto Riccardo Pacifici Presidente Comunità Ebraica di Roma – e’ più amministrativo e politico, anche perché oggi in ascolto dei miei maestri. Ci sono insegnanti che operano in assoluta mancanza di sostegno da parte delle scuole, famiglie, Stato. Noi oggi stiamo parlando dell’anima del mondo e se questa anima la possiamo ritrovare. Una frase di Einstein in calce al libro fa riflettere: ‘la ricerca della verita’ e’ più preziosa del suo possesso’. Molti hanno l’idea, poi la rivendicano, la tengono per se’. Non siamo pronti ad affrontare le nuove sfide e la stessa Europa ne è un esempio. Un’Europa che non ha avuto il coraggio di scrivere delle proprie radici giudaico cristiane non può andare lontano. Rivendico questo principio consapevole che c’è chi non è d’accordo con me eppure finche’ non saremo in grado di affrontare con audacia le nostre origini come si possono affrontare i confronti dell’Europa moderna e come si comporteranno i ragazzi con tale esempio. Forse l’unico modo sarà quello di innalzare, nel sospetto, barriere, ove vacilleranno anche i comuni concetti tra ebraismo e cristianesimo come l’accoglienza. Nel mondo ebraico l’accoglienza è un precetto e finche’ non recuperiamo questa comune identita’ non saremo consapevoli delle differenze né delle similitudini. Ognuno preghi a casa sua ma quando ci si incontra si prova grande rispetto. Per me gli ebrei hanno il compito di fare figli ebrei, di educarli con la tradizione della nostra cultura, non di guardare in modo edonistico ma di adoperarsi perché le famiglie ebraiche riescano a garantire memoria e usanze. Ciò non vuol dire che non vogliamo crescere insieme, lavorare insieme per il bene comune, che avalliamo le azioni aberranti, ad esempio, in Grecia e Ungheria. Noi abbiamo l’obbligo di stare insieme, di farlo nella migliore unita’ di intenti, di sapere che qualcuno ha deciso di capire chi siamo: abbiamo il dovere di riprenderci l’anima smarrita. E questo libro ce lo ricorda e ci lancia questo messaggio”.

Dopo il qualificato intervento del prof. Onorato Bucci circa il suo saggio introduttivo di trentotto pagine si è espressa all’autore viva gratitudine per la circostanza di rinnovato incontro tra i due mondi conseguenziali.

E’ stato poi ricordato come ottanta anni fa, in realtà, non si  fece un tentativo di fisica eliminazione di un solo popolo ma fu un tentativo di fisica eliminazione dell’intera umanita’. Il presente, infatti, e’ un piano di appoggio del passato. Tra questi giganti ci sono padri ebrei come ebrei era Gesù di Nazareth.

Melchiorre Bocchese ha concluso l’interessante e significativo appuntamento, spiegando come gli è venuto in mente di scrivere un libro circa una materia che non fa parte della sua professione. Il desiderio di approfondire il mondo ebraico nasce dalla testimonianza diretta di due ragazzi intenti a litigare nella scuola di mio figlio, uno ebreo, l’altro cristiano. Non c’entrava qui l’olocausto ma vi era dietro un mondo uguale e diverso con temi di pensatori, uomini di scienza. Eppure nonostante il grande ruolo persino di tutti i grandi personaggi del Novecento citati da Rav. Sandro Di Castro non vi erano libri di filosofia ebraica in commercio: era come se il pensiero si fosse distrutto ad un certo punto, non vi era rinascimento ad esempio. E’ stato allora che ho seguito il mio istinto di cercare di produrre un’immagine che potesse lasciare un’impronta aperta al dialogo e dimostrare quanto ancora vi fosse da conoscere della parte ebraica. Forse definirei il mio volume un delirio di senescenza culturale aperta al contributo ed all’ampliamento”.

La Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma, sede della Fondazione Paolo di Tarso, che in sé porta duemila anni di storia e l’esperienza dei grandi eventi che hanno visto l’unione tra popoli così distanti e poi così vicini per mezzo della cultura e dell’arte, è stata ancora una volta protagonista di un dialogo tra civiltà in cammino nelle loro similitudini e discrepanze, con in comune impronte di valori che trovano senso compiuto solo nell’analisi di una costante reciprocità nonché in Gesù.

 

Viviana Normando

 Servizio a cura di Salvatore Pignata.

 

 

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