Il Papa con la stola di don Beppe Diana: “Ai mafiosi, convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio”

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Dal 1996, per iniziativa dell’associazione Libera, il 21 marzo, primo giorno di primavera, si ricordano in tutta Italia le vittime innocenti delle mafie. Nell’occasione arrivano oggi da tutta Italia a Roma circa un migliaio di familiari delle vittime per partecipare a una veglia di preghiera, presieduta dal Papa alle 17,30 nella Parrocchia di San Gregorio VII. Si tratta di una rappresentanza delle 15 mila persone che, in questi anni, in Italia hanno subito il dolore della perdita di un loro caro per mano della violenza mafiosa. La XIX edizione della giornata per l’impegno e la memoria si svolgerà invece domani a Latina dove si ritroveranno, insieme ai familiari, migliaia di persone, soprattutto giovani, provenienti da tutta Italia per partecipare a seminari, laboratori e spettacoli sui temi della legalità e dell’impegno civile contro le mafie.

“Il problema della mafia non è solo un problema criminale, è un problema sociale e culturale, che chiama in causa responsabilità pubbliche, spesso degenerate in poteri privati, e responsabilità sociali accantonate in nome dell’individualismo”. Un discorso dai forti toni di denuncia, quello pronunciato da don Ciotti salutando il Papa, al quale ha presentato un volto di “una Chiesa che interferisce, denunciando senza remore l’incompatibilità tra mafie e Vangelo. E che non dimentica che la denuncia seria, attenta, documentata è annuncio di salvezza, anche a costo della vita”. Come per don Pino Puglisi e don Peppino Diana, ma anche come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. O come don Cesare Boschin, ucciso a Borgo Montello, nel Comune di Latina, dove si svolgerà la Giornata di domani. Don Ciotti ha letto gli ultimi nomi del lunghissimo elenco delle vittime, salutato da molti applausi, come quello tributato a Rosaria Schifani quando ha letto il nome di suo marito e degli altri agenti della scorta di Giovanni Falcone. “A tutte le vittime della violenza mafiosa, la nostra promessa d’impegno”, ha concluso il fondatore di Libera, accolto da un’ovazione dei presenti, tutti in piedi, che lo hanno lungamente applaudito. “Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza: che il senso di responsabilità che abbiamo vinca sulla corruzione”. È il primo auspicio espresso dal Papa, nel discorso rivolto ai familiari delle vittime della mafia, al termine della veglia svoltasi questa sera nella parrocchia romana di san Gregorio VII, alla presenza di oltre un migliaio di persone. Dopo aver ringraziato don Ciotti e gli organizzatori dell’iniziativa, i padri francescani a cui è affidata la parrocchia e monsignor Crociata, vescovo di Latina, dove si svolgerà la Giornata di domani, il Papa ha citato “le coscienze”, come luogo dove “deve risuonare” tale senso di responsabilità: “I comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi e prenda il posto dell’iniquità”. “So che voi sentite forte questa speranza e voglio condividerla con voi”, ha detto Papa Francesco, assicurando che sarà “vicino” ai presenti a Latina, “anche se non ci sarà fisicamente”. “È un cammino che richiede tenacia e perseveranza”, ha aggiunto.

“Grazie per la vostra testimonianza”. È l’omaggio del Papa ai familiari delle vittime della mafia, che hanno gremito fino all’inverosimile la parrocchia di san Gregorio VII a Roma. “Voglio esprimere solidarietà a quanti tra di voi hanno perso una persona cara”, le parole del Papa: “Grazie per la vostra testimonianza!”, ha esclamato salutato da un applauso. “Grazie perché non vi siete chiusi – ha proseguito – ma vi siete aperti, siete usciti per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, soprattutto per i giovani”. “Preghiamo per tutte le vittime”, ha proseguito: “Anche a Taranto, pochi giorni fa, c’è stato un delitto che non ha risparmiato neanche i bambini”. “Preghiamo insieme per trovare la forza di andare avanti – le parole del Santo Padre, nel suo discorso pronunciato parzialmente a braccio – di non scoraggiarsi ma di continuare a lottare contro la corruzione”.

“Convertitevi”. Con questo imperativo perentorio, ripetuto per tre volte, come un “filo rosso” che lega le parole di oggi a quelle pronunciate dai suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Papa Francesco ha concluso il suo breve ma intenso discorso, pronunciato al termine della veglia di preghiera per le vittime di tutte le mafie. “Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, ai protagonisti, agli uomini e alle donne mafiosi”, ha detto il Santo Padre nella fase finale del suo intervento, pronunciato interamente a braccio: “Per favore, cambiate vita!”, il suo appello: “Convertitevi, fermatevi di fare il male!”. “Convertitevi”, ha ripetuto il Papa: “Ve lo chiedo in ginocchio, per il vostro bene!”. “La vita che avete fatto fino adesso – ha denunciato il Pontefice – non vi darà piacere, gioia, felicità. Il potere, il denaro che avete adesso, tanti affari sporchi, tanti crimini mafiosi… Il potere sterminato non potrete portarlo nell’altra vita”. “Convertitevi, per non finire nell’inferno!”, il terzo appello del Papa: “È quello che vi aspetta se continuate su questa strada”. “Avete avuto un padre e una padre, pensate a loro”, l’invito del Papa: “Piangete un po’ e convertitevi”.

Papa Francesco ha indossato la stola appartenuta a don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe per benedire i tanti familiari vittime delle mafie che questa sera sono convenuti per la veglia di preghiera nella Parrocchia di San Gregorio VII a Roma. Al termine del suo discorso, e’ stato il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti a donare a Francesco la stola del sacerdote morto caduto sotto i colpi della camorra il 19 marzo del 1994 nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accinge a celebrare la messa.

Trascriviamo le parole originali di Papa Francesco:

Cari fratelli e sorelle,

grazie di avere fatto questa tappa a Roma, che mi dà la possibilità di incontrarvi, prima della veglia e della “Giornata della memoria e dell’impegno” che vivrete stasera e domani a Latina. Ringrazio Don Luigi Ciotti e i suoi collaboratori, e anche i Padri Francescani di questa parrocchia. Saluto anche il vescovo di Latina, Mons. Crociata, qui presente. Grazie, Eccellenza.

Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo… E questo deve partire da dentro, dalle coscienze, e da lì risanare, risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi, e prenda il posto dell’inequità.

So che voi sentite fortemente questa speranza, e voglio condividerla con voi, dirvi che vi sarò vicino anche questa notte e domani, a Latina – pur se non potrò venire fisicamente, ma sarò con voi in questo cammino, che richiede tenacia, perseveranza.

In particolare, voglio esprimere la mia solidarietà a quanti tra voi hanno perso una persona cara, vittima della violenza mafiosa. Grazie per la vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti, per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani!

Vorrei pregare con voi – e lo faccio di cuore – per tutte le vittime delle mafie. Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c’è stato un delitto che non ha avuto pietà nemmeno di un bambino. Ma nello stesso tempo preghiamo insieme, tutti quanti, per chiedere la forza di andare avanti, di non scoraggiarci, ma di continuare a lottare contro la corruzione.

E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! E noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso, non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. E’ quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi.

Preghiamo insieme la nostra Madre Maria che ci aiuti: Ave Maria.

Fonte: www.agensir.it

 

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