Papa Francesco scrive a Eugenio Scalfari su chi non ha fede e chiarisce concetto di laicità

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Papa Francesco risponde ad Eugenio Scalfari su Fede e Laicità

a cura di F.G.

Dio esiste indipendentemente dall’Uomo ma quest’ultimo può maturare la pienezza di Dio nell’arco della sua esistenza dove il su0 problema primario non è la Fede e quale fede aderire ma la scelta del bene o del male. Nel Bene tutti possono amarsi e confortarsi fraternamente per sentirsi, per prendere coscienza, di essere Umanità. Il problema dell’Uomo è quello di dovere operare una scelta: di essere buoni o cattivi e, dunque, prima di interrogare Dio, la necessità è quella pratica di fornire la risposta chiara e onesta alla propria coscienza.
Dunque, in una fase in cui la comunicazione è così tanta da rendere impossibile qualsiasi approfondimento, Papa Francesco trova le parole giuste per fermare il tempo e dare al mondo dei laici e di chi non ha fede uno strumento razionale attraverso il quale individuare in se, in se stessi, prima che nel Cielo, la presenza del Bene o del Male, dunque la possibilità di aderire, prima che ai dettami della fede, a quelli della propria coscienza.
Allo stesso tempo, Papa Francesco, trova nuove parole per definire la SOLIDARIETA’, termine mal digerito dalla società del capitalismo e della ricchezza a tutti i costi che, per forza di cose, non intende per nessun motivo rinunciare a niente. parliamo di quella parte della società che ha tutto che vuole anche tutto ciò che di diritto appartiene ad altri.
Per questa parte della società, ovviamente, la parola “Solidarietà” è una parolaccia – dice Papa Francesco – una parola cattiva e indigesta poiché essa comporta il donare una parte di sè non per togliere ma per conquistare una ricchezza diversa che, nella scelta del bene apre al dialogo con Dio. Esattamente la scelta che fece Francesco di Assisi che sapeva bene di rinunciare a tutto ma sapeva anche che questa rinuncia lo avrebbe portato ad una nuova ricchezza. Esattamente quella che dopo secoli ci ha donato un Pontefice che ha sposato la sua stessa scelta. Le parole dirette da Papa Francesco al Giornalista Eugenio Scalfari sono la prova razionale che prima che della fede l’essere umano deve porsi il problema serio, concreto e tutto umano della sua Coscienza: se ascoltarla o no, se scegliere il Bene o il Male. F.G.

LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO

”Mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede”; ”la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza”. Lo scrive Papa Francesco in una lettera a Repubblica con cui risponde alle domande su fede e laicità che gli aveva posto Eugenio Scalfari.

”Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza”. Così papa Francesco risponde con una lettera a Repubblica – che il giornale pubblica oggi in apertura – agli interrogativi su fede e laicità posti dal fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, e in particolare alla domanda ”se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede”. ”Ascoltare ed obbedire” alla coscienza, spiega Bergoglio, significa ”decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire”. Il pontefice risponde poi ad altri temi chiave che il laico Scalfari aveva posto. Al quesito se sia peccato credere che non esiste alcun assoluto, il papa risponde così: ”io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità ‘assoluta’, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!” Alla domanda se, con la scomparsa dell’uomo sulla terra, scomparirà anche ”il pensiero capace di pensare Dio”, Francesco risponde che Dio ”non è un’idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell’uomo”. ”Dio non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell’uomo sulla terra”, ”l’uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l’universo creato con lui”.

Papa: conventi chiusi accolgano i rifugiati – Il papa ha fatto visita al centro Astalli, nel cuore di Roma, per i rifugiati dove si e’ intrattenuto per circa un’ora e mezza. Bergoglio è giunto senza scorta con la sua consueta focus blu, a bordo della quale c’era il capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani. Francesco ed è stato accolto dal cardinale vicario, Agostino Vallini e dal direttore del centro padre Giovanni La Manna. All’ingresso della mensa si è intrattenuto con alcuni rifugiati, in gran parte africani ed ha poi fatto un gesto di saluto verso la folla dei fedeli che lo hanno applaudito ed acclamato a gran voce. Entrando nel Centro Astalli, la struttura romana dei Gesuiti per l’accoglienza dei rifugiati, il primo gesto di Papa Francesco è stato di avvicinarsi a una donna incinta dando la benedizione a lei e al bimbo che portava in grembo. Il Papa è subito stato circondato dalla folla dei rifugiati con cui si è intrattenuto salutandoli e dando loro la benedizione.

‘Conventi chiusi accolgano i rifugiati’– “Grazie perché difendete la vostra dignità ma anche la nostra dignità umana”. Questo uno dei passi del discorso, durato circa venti minuti, pronunciato da Papa Francesco ai rifugiati durante la visita al centro Astalli di Roma. Non basta dare un panino, ma bisogna accompagnare queste persone. A cosa servono alla Chiesa i conventi chiusi? I conventi dovrebbero servire alla carne di Cristo e i rifugiati sono la carne di Cristo”. Lo ha detto Papa Francesco, durante il suo discorso nel centro Astalli, ipotizzando l’utilizzo dei conventi chiusi per l’accoglienza dei rifugiati. Agli operatori del centro Astalli, il Papa ha detto che bisogna “tenere sempre viva la speranza! Aiutare a recuperare la fiducia! Mostrare che con l’accoglienza e la fraternità si può aprire una finestra sul futuro, più che una finestra, una porta, e più si può avere ancora un futuro”. “Ed è bello – ha aggiunto Bergoglio – che a lavorare per i rifugiati, insieme con i Gesuiti, siano uomini e donne cristiani e anche non credenti o di altre religioni, uniti nel nome del bene comune, che per noi cristiani è espressione dell’amore del Padre in Cristo Gesù. Sant’Ignazio di Loyola volle che ci fosse uno spazio per accogliere i più poveri nei locali dove aveva la sua residenza a Roma, e il Padre Arrupe, nel 1981, fondò il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, e volle che la sede romana fosse in quei locali, nel cuore della città”. I “conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi”. Lo ha detto il Papa agli ospiti del centro Astalli, ribadendo che i “conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio la accoglienza nei conventi vuoti” e che possono servire per accogliere i rifugiati.

Non dobbiamo avere paura delle differenze – “Molti di voi siete musulmani, di altre religioni; venite da vari Paesi, da situazioni diverse. Non dobbiamo avere paura delle differenze. La fraternità ci fa scoprire che sono una ricchezza, un dono per tutti. Viviamo la fraternità”. Lo ha detto il Papa al centro Astalli. Solidarietà è una “parola che fa paura per il mondo più sviluppato. Cercano di non dirla. E’ quasi una parolaccia per loro”.  Ma solidarietà, ha aggiunto, “è la nostra parola! Servire significa riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione”. I poveri e la promozione della giustizia non devono essere affidate soltanto a degli “specialisti”, ma devono essere “un’attenzione” di tutta la Chiesa. Lo ha detto il Papa nel corso della sua visita a centro Astalli per i rifugiati. “Per tutta la Chiesa è importante che l’accoglienza del povero e la promozione della giustizia non vengano affidate solo a degli ‘specialisti’, ma siano un’attenzione di tutta la pastorale, della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi, dell’impegno normale di tutte le parrocchie, i movimenti e le aggregazioni ecclesiali. In particolare, e questo è importante e lo dico dal cuore, in particolare vorrei invitare anche gli Istituti religiosi a leggere seriamente e con responsabilità questo segno dei tempi”, ha concluso il Papa.

Fonte, ANSA

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