La testimonianza di un Parroco nella giornata di Giovanni Maria Vianney

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In occasione della giornata dedicata a Giovanni Maria Vianney, Patrono dei Parroci, la cui figura è stata di ispirazione in Cristo per l’Anno Sacerdotale, riceviamo e volentieri pubblichiamo il messaggio di un Parroco che con devozione e obbedienza ha seguito la sua Chiesa e la sua strada di Parroco da una Rettoria all’altra di Roma ed evidenzia quali qualità essenziali debba prediligere, con quale animo di gratitudine e di reciprocità con i fedeli, un ministro sacerdotale.

Mons. Renzo Giuliano è stato e lo è ancora un riferimento importante per i giovani della Fondazione Paolo di Tarso poichè se egli all’inizio non avesse avuto il coraggio di dire sì, in maniera pulita, sana, intelligente all’attuazione delle idee, dapprima dell’Ufficio Cultura della Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma poi della stessa Fondazione, che in questo 2013 festeggia i suoi dieci anni, non si sarebbero mai concretizzati progetti in rete, oggi fruibili da tutti, garanti di una comunicazione etica, a sostegno della Chiesa Cattolica e a beneficio dell’Italia. Siamo testimoni come un “si”, che anni fa ha persino difeso 320 posti di lavoro di giovani in Italia, abbia potuto ispirare attività intense con un giuramento speciale al Santo Padre e al Presidente della Repubblica Italiana e che stanno indicando la vita per generare nuove economie per il Paese e finanche un futuro alimentare sano della collettività nazionale ed internazionale.

Grazie caro don Renzo per averci detto “si” e per il suo anno trascorso a Stella Matutina.

Viviana Normando

“L’obbedienza sacerdotale mi ha condotto un anno fa a Stella Matutina (2012-2013) con uno spirito di ampia apertura, anche per il semplice fatto che la zona mi era totalmente sconosciuta; pertanto mi sono trovato nella situazione di “azzerarmi” per poter vedere ed accogliere semplicemente e serenamente la situazione che mi si presentava e stare in dialogo. Con responsabilità, tuttavia, sentivo di dover porre a disposizione di tutti, nella nuova realtà, la mia essenziale esperienza pastorale più sentita, il mio bagaglio spirituale acquisito in oramai un lungo cammino sacerdotale di servizio, confortato anche da molti amici fedeli che mi hanno seguito e con cui insieme mi sono formato nella fede comune e nella stessa umanità di amicizia. In alcuni momenti mi è parso di percepire che tale mia carica di esperienza e di sensibilità spirituale sia stata avvertita quasi come un imporre uno stile quasi inaspettato, forte, ma desiderava essere solo un offrire un sentire ecclesiale di formazione cristiana matura e già consolidata da anni nel panorama teologico, liturgico e pastorale delle comunità.  Debbo attestare che, come del resto è in ogni tipo di relazione, l’aver atteso ed aver avuto l’intelligenza sapiente di accogliere a gradi l’apertura della conoscenza dell’altro ha notevolmente aiutato a sorpassare la difficoltà di un attimo di incertezza nel giudizio,  nell’approccio e nella valutazione e ci si è diretti con una crescente fiducia alla comprensione di un dono nuovo e di un avanzamento nel cammino, come del resto era nel desiderio di un cambiamento.

L’incontro con i fedeli di Stella Matutina è stato facilitato dalla loro educazione e gentilezza nel presentarsi e nel dare il benvenuto, nell’augurare un buon inserimento e lavoro; da parte mia ho cercato di dare fiducia e di far crescere la corresponsabilità pastorale, specie tra i catechisti ed i missionari nelle famiglie. Chi è stato vicino si è reso conto di un comune lavoro che ha cercato di valorizzare quanto svolto e strutturato negli anni precedenti, cercando di rafforzare la dimensione di missione verso le famiglie ed i meno presenti. Ed è stato per questo animo che ho privilegiato l’andare a benedire le famiglie della zona limite di via Cadlolo dove ho cercato di rendere presente il pensiero della comunità a quelle persone. Sulla stessa via ho riconfermato la particolare vicinanza di affetto spirituale con il Monastero delle Monache domenicane ed ho visitato il luogo di lavoro dell’Hotel Hilton.  Mi pare che tale aspetto missionario da parte dei sacerdoti e dei missionari laici presso le famiglie debba mantenersi e ravvivarsi in modo che l’incontro, il vedersi, il rendersi presenti mostri la volontà di non affievolire i legami di fede, anzi di tenerli vivi; è il lavoro della “visita” degli uni presso gli altri quale semplice visibilità e sacramentalità diffusa dell’amore evangelico. Incontrare nei grandi appartamenti anziani soli ed ammalati si rivela come una doverosa presa di coscienza dell’impegno cristiano di far valere la vita fino al presente senza rimpianti, di non vivere solo di lontani ricordi e nostalgie, di continuare a sperare per l’aggancio al terreno vivo di una consolazione tra fratelli nell’oggi. La sensibilità di quanti coltivano la carità parrocchiale e di alcuni ministri straordinari dell’eucarestia, oltre alla visita dei sacerdoti per il ministero, favoriscono il colmare le solitudini e ciò richiede il maggior tempo disponibile del nostro operare con amore sulle persone. Più strutturati sono certamente i percorsi di catechesi e di approfondimento, sia dei più giovani come degli adulti; tra i catechisti e con essi ho sperimentato la stretta e sempre puntuale collaborazione di disponibilità,  di ricerca, di volontà di approfondimento con sincera apertura di mente e di saldare la fede con la vita, sia personale come della comunità tutta. Il loro riferimento costante a porre in campo i legami con le famiglie ha dato ragione del loro spessore educativo raggiunto e qui si delinea il punto su cui rafforzarsi perché si porti frutto in abbondanza. Difatti la scoperta delle più giovani famiglie sarà una sorpresa ed una responsabilità pastorale in quanto non sarà facile potersi caricare insieme a loro delle attese e delle difficoltà dei ritmi quotidiani di vita che mantengano  lo spessore educativo e spirituale da essi desiderato, voluto e ricercato. Ricevere la loro volontà di essere parte attiva di una vita e di una programmazione aderente alla realtà del concreto, eppur di spessore alto, spronerà una ripresa per tutti e farà sentire che sia per i genitori che per i loro ragazzi esiste un terreno da recuperare nella nostra Chiesa. E non è questione di numeri! La serenità e la stabilità delle Suore delle varie Congregazioni, che hanno guadagnato una grande stima fra tutti nel quartiere, costituisce una realtà molto bella e sorprendente di richiamo spirituale a lasciarsi chiamare dal Signore e a rispondervi con l’animo grato che voglia costruire unità; ed è per questo che le loro forze vanno considerate come dono di cui ringraziare e di cui continuare a servirsi con abbondanza. La comunicazione della vita di comunità fatta conoscere al quartiere è di evidente utilità per l’informazione e soprattutto per la circolazione e lo scambio degli eventi e delle conquiste che si desiderano mettere in campo per il bene comune, come è avvenuto per la creazione del sito informatico parrocchiale da valorizzare ancora di più; in questo ambito la presenza dei giovani è risultato e continua a risultare determinante a motivo della loro apertura ideale al futuro e della loro ormai nativa competenza informatica; da essi va preteso, come ha fatto il Papa alla Giornata Mondiale della Gioventù, quello spirito apostolico che li fa direttamente ed insostituibilmente apostoli presso i loro coetanei. Per noi sono necessarie la vitalità e la spontaneità dei nostri giovani da connettere con la maturità di fede dei più adulti, come è necessaria la loro opera di avvicinamento a situazioni che richiedano un’ esperienza di  di solidarietà, di condivisione del disagio sociale dei loro coetanei, dell’aiuto ai poveri; entrare cioè in una testimonianza fattiva di umanità significativa. Quest’anno la preghiera  e l’accoglienza nello stile di Taizè sono state per loro un forte stimolo a riguadagnare un nuovo ed entusiasmante orizzonte accogliente della fede e della spiritualità. Incidenza nel quartiere di questa esperienza? Direi di sì, in una certa misura! La comunità ha compreso la portata di quell’accoglienza e, unita, se ne è avvalsa e ne è stata segnata.

La vita di preghiera, di adorazione, delle celebrazioni liturgiche, di devozione mariana ha seguito il suo andamento tradizionale, ben rassodato nella risposta di tanti che hanno imparato a pregare e fedelmente continuano in questa spiritualità di vigilanza che li rende intercessori per tutta la loro comunità. L’ascolto della Parola di Dio, da cui imparare a nutrirsi non solo dei contenuti, ma anche degli atteggiamenti contemplativi, li rende sempre più liberi per poter camminare nell’obbedienza a Dio il quale chiede un più affidarsi a Lui. Siamo dentro la vita di quello Spirito che crea percorsi di futuro, di novità, di permanente conversione e riconciliazione, così da superare le resistenze e abbandonarsi sulle tracce della Chiesa e del
suo essere popolo di Dio in cui sentirci realmente e vivamente dentro, inseriti per rinnovare la pentecoste, le lingue di fuoco su di noi.

Sono grato a quanti, pur nelle difficoltà iniziali e proprio in forza di esse, si sono aperti con maturità al dialogo in un confronto diretto e, con la paziente crescita che ci deve caratterizzare, aver atteso quel ritrovarsi nell’unità, nella comprensione ed anche nell’affetto, veri doni di umanità e di vita cristiana che non si sono fatti attendere troppo.

Prego e spero con fede, se il Signore vorrà, che potremo andare avanti con coraggio, con duplicata reciproca accoglienza e con spirituale serenità di cuore.

Un grazie profondo, “eucaristico”

mons. Renzo Giuliano

Già Parroco Basilica S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma

oggi Chiesa Stella Matutina in Roma

4 agosto 2013, S. Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci

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