Vaticano, 50° giornata mondiale per le vocazioni: l’esempio di Serra International

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Il Papa Emerito Benedetto XVI
Il Papa Emerito Benedetto XVI

In occasione della cinquantesima giornata mondiale delle vocazioni, istituita da Paolo VI, ripubblichiamo il messaggio di Benedetto XVI

, che già dopo www.serra.org, il portale laico italiano a favore delle vocazionisacerdotali www.serraclubitalia.it, ha diffuso in concomitanza con la prima divulgazione delle parole dell’attuale Papa emerito, da parte della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, con già Presidente mons. Francis Bonnici e insieme al www.ilvaticanese.it che ha attinto alla fonte per le vocazioni.

Di seguito con viva gratitudine nei confronti di Ratzinger, in questa giornata, 21 aprile 2013, dedicata ai futuri Ministri della Chiesa, teniamo bene a mente e sottoponiamo nuovamente all’attenzione di tutti, il messaggio di Papa Benedetto XVI, “Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede”, nel contesto dell’Anno della fede e nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Desideriamo ricordare che per le vocazioni sacerdotali, nel mondo e in Italia, è molto attivo il Serra International, di cui Serra International Italia nel territorio italiano e limitrofo (Svizzera ad esempio) ne è una costola, con l’aggregazione alla Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche.

Il Serra International, www.serra.org, nasce dall’operato di Junipero Serra, il frate che sulle orme di Francesco di Assisi ha convertito, ad esempio, la California.

Negli Stati Uniti infatti vi è la genesi anche del relativo Serra day ovvero della Giornata mondiale per le vocazioni, dove i serrani in tutte le Diocesi e le parrocchie in particolare del mondo sono impegnati a far conoscere il movimento perché cresca insieme alle sante chiamate.

Con il Serra International, www.serra.org,  e in Italia con il Serra International Italia, www.serraclubitalia.it, testata giornalistica italiana di diffusione del Serra, ogni serrano in Italia e nel mondo infatti, solitamente nella persona del Governatore del distretto o del presidente di club o socio serrano di riferimento, chiede al proprio parroco di parlare del Serra al termine della Santa messa domenicale, affinchè l’associazione venga conosciuta maggiormente e si incrementino gli interlocutori pro vocazioni, sia con ulteriori soci serrani che con interessate e nuove sante vocazioni. Un momento importante e davvero significativo per il Serra International in Italia e nel mondo.

Oggi i Serrani non solo parlano, accanto alla Chiesa, da laici alla gente ed alle vocazioni ma festeggiano le ordinazioni sacerdotali in seno al Serra, cresciute nel Serra stesso, in amicizia, ausilio, esempio, formazione, accoglienza, attivismo, nella vicinanza delle persone e dei club ai seminari, al seminarista, al sacerdote.

Un esempio in Italia. Giuseppe Dente Gattola, figlio del Past Presidente di Napoli Orazio Dente Gattola, a Napoli, proprio nel Serra day, alle ore 17.30, diviene sacerdote nella Cattedrale di Napoli. In questo Serra day infatti Giuseppe Dente Gattola insieme ad altri cinque giovani vengono ordinati sacerdoti con l’imposizione delle mani da parte del Cardinale Arcivescovo Crescenzio Sepe. Il 27 aprile, poi, Giuseppe officia la sua prima Santa messa alle 17.30 nella Chiesa di Sant’Orsola in Via Chiaia a Napoli. Riportiamo nel Serra day l’augurio del Presidente nazionale di Serra Italia.

“A Giuseppe Dente Gattola – dichiara il Presidente nazionale del Serra Avv. Antonio Ciacci – e a tutti i sacerdoti oggi, un abbraccio serrano particolare da tutto il Serra Italia e dal Cnis, felicissimi che ciò per cui ci adoperiamo, accanto alla Chiesa, si realizzi e si manifesti in un miracolo d’amore in Cristo. Dedichiamo le nostre intenzioni ed azioni, affidiamo questi Sacerdoti a Lei, Maria Madre di tutte le Vocazioni, che ispira anche l’attività laica del nostro movimento e che oggi accoglie in San Pietro con Papa Francesco, a Napoli e in altri luoghi d’Italia e del mondo, le nuove leve della Chiesa”.

Viviana Normando Direttore de Il Vaticanese.it

Di seguito il messaggio per la 50esima Giornata per le Vocazioni del Papa Emerito Benedetto XVI.

“Cari fratelli e sorelle! Nella 50a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si celebrerà il 21 aprile 2013, quarta domenica di Pasqua, vorrei invitarvi a riflettere sul tema: «Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede», che ben si inscrive nel contesto dell’Anno della fede e nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Servo di Dio Paolo VI, durante l’Assise conciliare, istituì questa Giornata di invocazione corale a Dio Padre affinché continui a mandare operai per la sua Chiesa (cfr Mt 9,38). «Il problema del numero sufficiente dei sacerdoti – sottolineò allora il Pontefice – tocca da vicino tutti i fedeli: non solo perché ne dipende l’avvenire religioso della società cristiana, ma anche perché questo problema è il preciso e inesorabile indice della vitalità di fede e di amore delle singole comunità parrocchiali e diocesane, e testimonianza della sanità morale delle famiglie cristiane. Ove numerose sbocciano le vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso, là si vive generosamente secondo il Vangelo» (PAOLO VI, Radiomessaggio, 11 aprile 1964).

In questi decenni, le diverse comunità ecclesiali sparse in tutto il mondo si sono ritrovate spiritualmente unite ogni anno, nella quarta domenica di Pasqua, per implorare da Dio il dono di sante vocazioni e per riproporre alla comune riflessione l’urgenza della risposta alla chiamata divina.

Questo significativo appuntamento annuale ha favorito, infatti, un forte impegno a porre sempre più al centro della spiritualità, dell’azione pastorale e della preghiera dei fedeli l’importanza delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. La speranza è attesa di qualcosa di positivo per il futuro, ma che al tempo stesso deve sostenere il nostro presente, segnato non di rado da insoddisfazioni e insuccessi. Dove si fonda la nostra speranza? Guardando alla storia del popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento, vediamo emergere, anche nei momenti di maggiore difficoltà come quelli dell’esilio, un elemento costante, richiamato in particolare dai profeti: la memoria delle promesse fatte da Dio ai Patriarchi; memoria che chiede di imitare l’atteggiamento esemplare di Abramo, il quale, ricorda l’Apostolo Paolo, «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: così sarà la tua discendenza» (Rm 4,18).

Una verità consolante e illuminante che emerge da tutta la storia della salvezza è allora la fedeltà di Dio all’alleanza, alla quale si è impegnato e che ha rinnovato ogniqualvolta l’uomo l’ha infranta con l’infedeltà, con il peccato, dal tempo del diluvio (cfr Gen 8,21-22), a quello dell’esodo e del cammino nel deserto (cfr Dt 9,7); fedeltà di Dio che è giunta a sigillare la nuova ed eterna alleanza con l’uomo, attraverso il sangue del suo Figlio, morto e risorto per la nostra salvezza. In ogni momento, soprattutto in quelli più difficili, è sempre la fedeltà del Signore, autentica forza motrice della storia della salvezza, a far vibrare i cuori degli uomini e delle donne e a confermarli nella speranza di giungere un giorno alla «Terra promessa». Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data. Per questo motivo, in ogni situazione felice o sfavorevole, possiamo nutrire una solida speranza e pregare con il salmista: «Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia speranza» (Sal 62,6). Avere speranza equivale, dunque, a confidare nel Dio fedele, che mantiene le promesse dell’alleanza. Fede e speranza sono pertanto strettamente unite. «“Speranza”, di fatto, è una parola centrale della fede biblica, al punto che in diversi passi le parole “fede” e “speranza” sembrano interscambiabili. Così la Lettera agli Ebrei lega strettamente alla “pienezza della fede” (10,22) la “immutabile professione della speranza” (10,23). Anche quando la Prima Lettera di Pietro esorta i cristiani ad essere sempre pronti a dare una risposta circa il logos – il senso e la ragione – della loro speranza (cfr 3,15), “speranza” è l’equivalente di “fede”» (Enc. Spe salvi,2). Cari fratelli e sorelle, in che cosa consiste la fedeltà di Dio alla quale affidarci con ferma speranza? Nel suo amore. Egli, che è Padre, riversa nel nostro io più profondo, mediante lo Spirito Santo, il suo amore (cfr Rm 5,5).

E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente. L’amore di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare. La speranza si nutre, dunque, di questa certezza: « Noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16). E questo amore esigente, profondo, che va oltre la superficialità, ci dà coraggio, ci fa sperare nel cammino della vita e nel futuro, ci fa avere fiducia in noi stessi, nella storia e negli altri. Vorrei rivolgermi in modo particolare a voi giovani e ripetervi: «Che cosa sarebbe la vostra vita senza questo amore? Dio si prende cura dell’uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi, quando porterà a compimento il suo progetto di salvezza. Nel Signore Risorto abbiamo la certezza della nostra speranza» (Discorso ai giovani della diocesi di San Marino-Montefeltro, 19 giugno 2011). Come avvenne nel corso della sua esistenza terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività, con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare la nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità di discepoli che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo.

E questo appello può giungere in qualsiasi momento. Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21). Per accogliere questo invito, occorre non scegliere più da sé il proprio cammino. Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della nostra vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se stessi. Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle. E questa comunione di vita con Gesù il «luogo» privilegiato dove sperimentare la speranza e dove la vita sarà libera e piena! Le vocazioni sacerdotali e religiose nascono dall’esperienza dell’incontro personale con Cristo, dal dialogo sincero e confidente con Lui, per entrare nella sua volontà. É necessario, quindi, crescere nell’esperienza di fede, intesa come relazione profonda con Gesù, come ascolto interiore della sua voce, che risuona dentro di noi.

Questo itinerario, che rende capaci di accogliere la chiamata di Dio, può avvenire all’interno di comunità cristiane che vivono un intenso clima di fede, una generosa testimonianza di adesione al Vangelo, una passione missionaria che induca al dono totale di sé per il Regno di Dio, alimentato dall’accostamento ai Sacramenti, in particolare all’Eucaristia, e da una fervida vita di preghiera. Quest’ultima «deve, da una parte, essere molto personale, un confronto del mio io con Dio, con il Dio vivente. Dall’altra, tuttavia, essa deve essere sempre di nuovo guidata e illuminata dalle grandi preghiere della Chiesa e dei santi, dalla preghiera liturgica, nella quale il Signore ci insegna continuamente a pregare nel modo giusto» (Enc. Spe salvi, 34).

La preghiera costante e profonda fa crescere la fede della comunità cristiana, nella certezza sempre rinnovata che Dio mai abbandona il suo popolo e che lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al sacerdozio e alla vita consacrata, perché siano segni di speranza per il mondo. I presbiteri e i religiosi, infatti, sono chiamati a donarsi in modo incondizionato al Popolo di Dio, in un servizio di amore al Vangelo e alla Chiesa, un servizio a quella salda speranza che solo l’apertura all’orizzonte di Dio può donare. Pertanto essi, con la testimonianza della loro fede e con il loro fervore apostolico, possono trasmettere, in particolare alle nuove generazioni, il vivo desiderio di rispondere generosamente e prontamente a Cristo che chiama a seguirlo più da vicino.

Quando un discepolo di Gesù accoglie la divina chiamata per dedicarsi al ministero sacerdotale o alla vita consacrata, si manifesta uno dei frutti più maturi della comunità cristiana, che aiuta a guardare con particolare fiducia e speranza al futuro della Chiesa e al suo impegno di evangelizzazione. Esso infatti necessita sempre di nuovi operai per la predicazione del Vangelo, per la celebrazione dell’Eucaristia, per il Sacramento della Riconciliazione. Non manchino perciò sacerdoti zelanti, che sappiano accompagnare i giovani quali «compagni di viaggio» per aiutarli a riconoscere, nel cammino a volte tortuoso e oscuro della vita, il Cristo, Via, Verità e Vita (cfr. Gv 14,6); per proporre loro, con coraggio evangelico, la bellezza del servizio a Dio, alla comunità cristiana, ai fratelli. Sacerdoti che mostrino la fecondità di un impegno entusiasmante, che conferisce un senso di pienezza alla propria esistenza, perché fondato sulla fede in Colui che ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,19). Ugualmente, auspico che i giovani, in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere, sappiano coltivare l’attrazione verso i valori, le mete alte, le scelte radicali, per un servizio agli altri sulle orme di Gesù. Cari giovani, non abbiate paura di seguirlo e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell’impegno generoso! Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno, imparerete a «rendere ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15)!

Dal Vaticano, 6 ottobre 2012

Fonte: www.priestlyvocations.com; www.vatican.va.

Info: www.serraclubitalia.it.

 

 

 

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