Ici su Chiesa, il Governo: avrà effetti positivi

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La Chiesa pagherà l’Imposta sugli immobili, a partire dal prossimo anno, per le proprietà ‘miste’. Il luogo di culto, all’interno di una struttura commerciale, non consentirà più, quindi, di evitare il versamento del tributo. Una rivoluzione da oltre mezzo miliardo di euro (secondo alcune stime), che in parte potrà andare ad alleggerire la pressione fiscale. Una norma chiesta da tempo ma che, fino a ora, nessuno era stato in grado di realizzare. Ci aveva già provato il governo Prodi nel 2006, mancando però l’obiettivo: nella versione definitiva della legge (attualmente vigente) il tributo non è dovuto nel caso di strutture commerciali del clero, che hanno all’interno anche zone di preghiera.

Ora ci prova di nuovo il governo Monti, presentando un emendamento al decreto legge liberalizzazioni che, spiega una nota di palazzo Chigi, ”intende garantire la massima tempestività nell’attuazione degli auspici della Commissione Ue”, che ha aperto una procedura d’infrazione. Una norma che, aggiunge il governo, ”determina effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva”.

Un testo, quello presentato dal governo, ”ammissibile” al provvedimento che sta esaminando palazzo Madama, afferma il presidente del Senato, Renato Schifani che esprime anche “l’apprezzamento” per l’iniziativa del governo. “Ho verificato la compatibilità del testo dell’emendamento con il provvedimento, è ammissibile”, chiarisce subito dopo la presentazione della norma.

E la proposta emendativa, spiegano ambienti vicini alla presidenza, ”non contrasta affatto con i criteri richiamati dal presidente della Repubblica”, che in una lettera inviata al governo e ai presidenti delle Camere ha chiesto di limitare gli emendamenti ai decreti legge. L’emendamento infatti, ”è omogeneo al contenuto del provvedimento sia riguardo al pacchetto di norme di armonizzazione” sia con rifermiento ”al tema della concorrenza”.

”Abbiamo risposto all’appello del capo dello Stato condividendolo”, sottolinea Schifani. Che assicura: ”Ne faremo tesoro e saremo sempre più intransigenti”. ”Saremo sempre più rigorosi in adesione al dettato della Corte costituzionale e del capo dello Stato”. Palazzo Madama, assicura ancora il presidente, ”resisterà” alle lobby e dal Senato ”uscirà un provvedimento che guarda alla crescita e alla concorrenza”.

I criteri seguiti, spiega il governo in una nota, prevedono ”l’esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale”; ”l’abrogazione immediata delle norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente”. Inoltre, con la proposta di modifica, si prevede ”l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale”. Sarà anche introdotto un meccanismo di ”dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal ministro dell’economia e delle finanze circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile”.

Il governo preferisce non fare stime sul gettito che ”saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”. E nella relazione di accompagnamento si precisa che ”l’emendamento, improntato a criteri di rigore e trasparenza, non pregiudica comunque gli attuali accertamenti in corso e l’irrogazione di eventuali sanzioni” da parte delle Autorità italiane, escludendo quindi ogni eventuale forma di sanatoria.

In ogni caso, sottolinea la presidenza del Consiglio, ”vengono riconosciute e salvaguardate le attività non commerciali realizzate dagli enti sopra citati, tanto più meritevoli di considerazione nell’attuale congiuntura economica che impone misure di consolidamento fiscale”. L’approvazione dell’emendamento consentirà inoltre alla Commissione europea di esaminare la questione, e chiudere la procedura di infrazione aperta nell’ottobre 2010. Il 15 febbraio, si ricorda nella nota, il presidente del Consiglio e ministro dell’economia, Mario Monti, aveva già comunicato al vicepresidente della Commissione europea e Commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia, la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento per chiarire ulteriormente e in modo definitivo la questione.

Dai diretti interessati arriva immediatamente la protesa: l’applicazione dell’Imu anche alle scuole paritarie ”non sarebbe né giusta, né equa” affermano i Salesiani d’Italia. ”Non possono essere considerate commerciali quelle attività che erogano un servizio che ha un rilievo pubblico, è destinato all’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come quello allo studio e all’istruzione e formazione professionale”, aggiungono. L’ordine attualmente gestisce 140 scuole per un totale di oltre 25 mila allievi e 2 mila docenti e 52 centri di formazione professionale con oltre 1.700 corsi.

 

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