Arte, Fede e Scienza per i 450 anni della Basilica di Stato

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Roma – prendono vita i Grandi Eventi che animeranno le Celebrazioni previste per i 450 anni dalla Consacrazione della Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma.
A rivolgere l’invito ai cittadini del mondo, Turisti, Pellegrini e Viaggiatori in visita a Roma è Mons. Renzo Giuliano Parroco della Basilica del centro di Roma, considerata dagli esperti, l’ultimo grande capolavoro del Genio di Michelangelo.
Il Video messaggio è stato affidato alla Fondazione considerata oggi la più connettiva d’Italia, la “Paolo di Tarso” , che porterà nel mondo gli emozionanti e significativi messaggi che sono alla base dei Grandi

Eventi per mezzo del Gruppo Editoriale di rete ComunicareITALIA, di sua proprietà.

La Consacrazione della Basilica offrirà l’opportunità alle sue Associazioni di animare un intero anno di attività speciali a partire dal 19 giugno 2011 ore 11,00 (giorno della SS. Trinità), data della solenne Celebrazione liturgica presieduta dal Cardinale Salvatore De Giorgi.

Nella Basilica dedicata alla Vergine degli Angeli che dopo l’Unità d’Italiadivenne per volere di Pio IV “Basilica per le Funzioni Ufficiali di Stato”, Mons. Renzo Giuliano inaugurerà il primo degli eventi con una conferenza presieduta dal Prof. Antonino Zichichi grazie alla quale si evidenzieranno gli stretti legami tra Fede e Scienza.

La testimonianza di Antonino Zichichi è assolutamente esclusiva ed evidenzierà di Giovanni Paolo II le illuminate considerazioni a favore della “Scienza indispensabile e costruttiva” rispetto alla “Tecnica scientifica deviata, mortale e distruttiva”.
Un tema altissimo come è giusto che sia un’apertura di lavori che dimostri la piena attività della Chiesa e dunque di Cristo nella vita del mondo.

Le riflessioni tra Giovanni Paolo II e il prof. Antonino Zichichi sono state rilegate in un prezioso volume presentato per l’occasione in Prima Mondiale.
Il suo titolo: “Giovanni Paolo II – nella Storia e nella Scienza”.

Nel volume sono quindi riportate testimonianze fondamentali per comprendere quanto le speculazioni politiche ed economiche e dei poteri nel mondo possano rischiare di corrompere la sana ricerca scientifica ai propri fini. Dai ripetuti incontri tra Giovanni Paolo II e il Prof. Antonino Zichichi e successivamente tra Giovanni Paolo II e la più grande corporazioni di scienziati oggi identificabile nella WORLD FEDERATION OF SCIENTISTS (WFS), abbiamo voluto offrirvene uno spaccato.

Questo uno stralcio della pag.19: “ Giovanni Paolo II ha dato alla Scienza la forza per difendersi dall’assalto della cultura dominante,

distinguendo nettamente tra Scienza (che è studio della Logica del Creato) e Tecnica (che è uso della Scienza nel bene

e nel male). La cultura dominante accusava la Scienza di essere responsabile della corsa agli armamenti, del peric

olo di olocausto nucleare (prima del crollo del Muro di Berlino) e del pericolo di olocausto ambientale (dopo il crollo dell’URSS), come se le bombe e l’industrializzazione selvaggia fossero conseguenza del progresso scientifico e non il risultato della violenza politica ed economica che imperversa nel mondo.Mentre la cultura dominante accusava la scienza, Giovanni Paolo II ebbe il coraggio di difenderla dicendo: “ L’Uomo può perire per effetto della Tecnica che egli stesso sviluppa, non della Verità che egli scopre mediante la Ricerca Scientifica”. Questa frase di Giovanni Paolo II permette di distinguere le grandi scoperte scientifiche dalle tecnologie belliche dall’industrializzazione selvaggia e dalle manipolazioni genetiche. La cultura dominante ha deliberatamente voluto confondere la Scienza con la Tecnica. Giovanni paolo II ha portato il grande pubblico a capire, finalmente, la differenza radicale che esiste tra Scienza e Tecnica. Nessuno aveva mai avuto il coraggio culturale di distinguere nettamente la Scienza dalla Tecnica e di porre sullo stesso piedistallo i Valori della fede e quelli della Scienza. Ecco la frase di Giovanni Paolo II che dice: “ Scienza e Fede sono entrambe doni di Dio”.Nasce così uno stretto legame tra Giovanni Paolo II e la più vasta Comunità Scientifica mai messa assieme da alcun organismo al mondo, la Federazione Mondiale degli Scienziati: la WORLD FEDERATION OF SCIENTISTS (WFS).Giovanni Paolo II diventa il più grande amico che la Scienza abbia mai avuto.

Gli eventi culturali che si terranno nella Basilica in occasione dei 450 anni della sua Consacrazione saranno diffusi dal Gruppo Editoriale di Rete ComunicareITALIA www.comunicareitalia.it di proprietà della Fondazione “Paolo di Tarso” (San Paolo) considerata la più connettiva tra le Fondazioni italiane.
La Fondazione “Paolo di Tarso” ha scelto la mission dell’esperienza connettiva di Rete e ha fatto di Internet, luogo ove si Gestione della Conoscenza, il piano della sua azione che promuove una comunicazione etica in rispetto alla Verità e alla Persona. Tra i fondatori ha il privilegio di annoverare la stessa Basilica dello Stato.

Ultimo capolavoro del genio di Michelangelo la Basilica dedicata alla Regina degli Angeli e dei Martiri è posta al centro di Roma, in Piazza della Repubblica, a significare nel caos della Città la Pace, l’accoglienza, il luogo in cui dal traffico intenso, in un solo istante, si passa alla contemplazione del Mistero di Maria.
Edificata sulle solide mura delle Terme di Diocleziano la Basilica che ospita la celebre Meridiana di Francesco Bianchini è un monumento di Storia, Arte, Fede e Scienza, meta di fedeli, turisti e studiosi di astronomia che giungono da ogni logo del mondo.

Se Porta Pia ricorda la fine del potere temporale dei Papi, Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma ricorda l’inizio e la continua formazione dell’unità spirituale d’Italia.

Cenni storici sulla Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma:
La Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri nacque nel 1561 per volontà di Antonio lo Duca, sacerdote siciliano devoto al culto degli angeli, che vi dedicò tutta la sua vita fino alla morte, avvenuta il 30 febbraio 1564, pochi giorni dopo la scomparsa di Michelangelo.

Fu Pio IV, Giovan Angelo dei Medici (1559-1565) che accolse il travagliato desiderio del sacerdote, non essendo questi riuscito a convincere i quattro papi che lo avevano preceduto, a costruire una chiesa entro le Terme di Diocleziano.

Pio IV consacrò la chiesa di S. Maria degli Angeli il 5 agosto 1561 trasferendovi il titolo presbiteriale di S. Ciriaco alle Terme e affidandone l’officiatura ai certosini che risiedevano fin dal 1091 vicino quella chiesa paleocristiana

Della costruzione fu incaricato il grande Michelangelo, ormai 86enne, che ne stese il progetto ed ebbe la felice intuizione di lasciare intatte le strutture romane dell’aula rettangolare delle Terme. Michelangelo previde di includere nella nuova chiesa il tepidarium, compresi i vani angolari delle vasche (le attuali due cappelle dopo l’aula rotonda e le altre due prima del presbiterio) oltre i due ambienti attigui sui lati corti (aula rotonda e parte della natatio poi trasformata in coro rettangolare con una volta a botte). Lasciò intatte le otto enormi colonne di granito e aprì due porte all’estremità dell’aula, assegnando, come accesso principale, quello che dava su Termini in modo che chi entrasse avesse la splendida visione dell’aula rettangolare lunga oltre 90 metri!

Alla morte del grande architetto, avvenuta il 18 febbraio 1564, i lavori – non  ancora terminati – furono continuati dal suo allievo, Jacopo Del Duca, nipote del propugnatore del culto degli Angeli.

Il desiderio di Antonio Lo Duca di dedicare sette cappelle agli angeli da un lato e sette cappelle ai martiri dal lato opposto, presupponeva chiaramente il principio della chiesa a navata unica con cappelle laterali ed affermava la necessità di estendere oltre i limiti del tepidarium vero e proprio l’insediamento della chiesa.

Se l’idea del prete siciliano fu certamente il punto di partenza a cui si ispirarono tanto Michelangelo quanto il suo successore, va comunque osservato che il progetto originario non potè mai essere realizzato in pieno sia per via degli ingenti costi che presupponeva, sia per la necessità di salvaguardare al massimo la particolarità dell’antico ambiente romano.

Il 20 Luglio 1920 Papa Benedetto XV innalza la Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Basilica.

Cenni storici sulle Terme di Diocleziano:

Le Terme di Diocleziano sono state sicuramente le più grandi del mondo romano e probabilmente anche le più suggestive, per il fatto di conservare alcuni ambienti completi di copertura. Le Terme di Caracalla, infatti, pur essendo meglio conservate per non aver subito riutilizzi così compromettenti, tuttavia non presentano nessuna copertura: è sicuramente più facile comprenderne lo sviluppo planimetrico, ma è assai più arduo capirne la volumetria. Diversamente, nessuna immaginazione può renderci l’emozione di entrare in S.Maria degli Angeli, il Frigidarium delle Terme di Diocleziano alto circa 30 metri, e non esserne meravigliati dall’immensità.

In realtà Diocleziano, che non risiedeva a Roma, fu l’ideatore dell’imponente opera, che venne invece realizzata sotto l’attenta guida del suo collega Massimiano Valerio Augusto, che si ispirò alle già famose terme di Caracalla. La zona prescelta fu la nobile Regione VI Augustea, tra il colle Viminale e il Castro Pretorio. II luogo formava un’altura pianeggiante dove i rari edifici furono espropriati con poca spesa. Su di un’area rettangolare di m. 376 X 361 fu realizzata la tipica disposizione termale imperiale con un poderoso recinto esterno con fabbriche rotonde ai lati, in cui si inserivano emicicli sui due lati più corti.

L’intero complesso fu eretto in un tempo molto breve: meno di sette anni. I lavori iniziati nel 298 da Massimiano al suo ritorno dall’Africa e condotti nel nome del suo collega maggiore Diocleziano, terminarono tra il maggio del 305 ed il luglio del 306, dopo l’abdicazione degli stessi Diocleziano e Massimiano.

Il risultato fu comunque eccezionale: le Terme di Diocleziano costituirono il più grandioso ed il più perfetto degli edifici termali del mondo antico, con i suoi 130.000 mq. di superficie, un buon quarto dei quali occupato dal reparto termale con i tre caratteristici ambienti a differente temperatura: calidarium, tepidarium e frigidarium (coperto). Nella sala più ampia e sontuosa con triplice volta a crociera, oggi si ammira S. Maria degli Angeli. Otto gigantesche colonne di granito egiziano sono tuttora visibili in S. Maria degli Angeli.

L’imponente costruzione delle Terme assorbì migliaia e migliaia di braccia; tutti coloro che nelle milizie avessero rifiutato di obbedire al comandamento di onorare gli Dei tradizionali sarebbero stati obbligati ai lavori nelle cave di pietra e di rena, nella fabbricazione dei mattoni e nella costruzione degli edifici.

Ingente fu il numero dei martiri cristiani anche se – va detto – per quanto riguarda la grande persecuzione che va sotto il nome di Diocleziano, è ormai storicamente accertato che di tale persecuzione Diocleziano ne porta solo il nome, perché il vero esecutore ed istigatore fu il suo collega Massimiano, mentre Diocleziano si dimostrò, nel riguardo dei cristiani, alquanto tollerante.

Nel 1742 per conservare le Reliquie dei Martiri collegati alla storia della costruzione delle Terme, il Cardinale Camillo Cybo, titolare della chiesa, costruì la Cappella delle Reliquie, chiamata anche Cappella Cybo. Tra le altre anche quelle di San Ciriaco, Largo, Smaragdo, Massimo centurione romano. A queste il Cardinale Cybo unì quelle dei quattro Dottori della Chiesa: Girolamo, Ambrogio, Agostino e Gregorio, che conservava nel suo palazzo.

 

La Chiesa dello Stato italiano – cenni storici

Quando Pio IV incaricò Michelangelo nel 1560 di costruire Porta Pia tutto poteva immaginare meno che proprio da sopra di essa, trecentodieci anni dopo, il 20 Settembre 1870, un suo successore, chiamatosi Pio come lui, avrebbe fatto sventolare la bandiera bianca, che poneva fine all’antico Stato Pontificio.

Ma se è vero che attraverso la breccia di Porta Pia gli Italiani entrarono in Roma per farne la Capitale d’Italia, è pur anche vero che essi scelsero fra tante chiese proprio quella di S. Maria degli Angeli, edificata da Pio IV, quale chiesa dello Stato Italiano.

Il 24 ottobre 1896, infatti,  viene celebrato in basilica il matrimonio del Principe di Napoli (il futuro Re d’Italia, Vittorio Emanuelle III) e la principessa Elena di Montenegro: da quel momento S. Maria degli Angeli diviene la chiesa ufficiale dello Stato Italiano.

Tra i tanti importanti avvenimenti legati alla funzione di Chiesa di Stato svolta da S.Maria degli Angeli possiamo ricordare:

•          Il primo solenne Te Deum di ringraziamento per la Vittoria il 4 Novembre 1918

•          La Solenne Benedizione alla salma del Milite Ignoto il 2 Novembre 1921

•          La grandiosa cerimonia del 4 Novembre 1922

•          La Benedizione della nuova immagine in mosaico della Madonna ricollocata a Porta Pia il 4 Ottobre 1936

•          Le tombe di Armando Diaz, Thaon De Revel, Orlando

Nel Centenario di Roma Capitale d’Italia una lapide fu inaugurata a ricordo dei lavori, che sono stati eseguiti dallo Stato Italiano, per tenere sempre alto il prestigio storico di questa Chiesa.

Santa Maria degli Angeli e dei Martiri: La Grande Certosa

La prima casa in Roma dei Certosini di S. Bruno risale al 1370, per autorizzazione di Urbano V che concesse loro la Chiesa di Santa Croce di Gerusalemme, il convento e gli edifici e terreni annessi.

Tuttavia quel luogo aveva un clima assai malsano e neppure offriva la solitudine indispensabile per la vita semieremitica dei figli di S. Bruno.

Già nel 1560, dunque, i Certosini, si stabilirono nei pressi delle Terme Diocleziane grazie al Cardinale San carlo Borromeo che acquistò la villa del defunto cardinale Du Bellay e la retrocesse al Papa in favore dei Certosini. Ma fu solo nel 1581 che l’Ordine riuscì finalmente a trasferirsi dentro Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.

I Papi mostrarono sempre una grande sollecitudine per questo monastero certosino nell’Urbe. Non tanto perchè esso era la sede del Procuratore Generale di Certosa, quanto perchè quella casa “rappresentava l’Ordine presso il Capo della cristianità”. L’interesse dei Pontefici si manifestò ripetutamente sia sotto l’aspetto economico, venendo in aiuto alle risorse tanto esigue del monastero, sia soprattutto svolgendo un’azione pastorale in differenti occasioni per il bene e l’armonia della comunità certosina. Più volte il Santo Padre fu a Santa Maria degli Angeli per cerimonie sacre, in particolare per la consacrazione di vescovi o cardinali.

Clemente XI fece costruire una meridiana sul pavimento della Chiesa. Benedetto XIV fu il primo Pontefice che indisse un giubileo straordinario con indulgenze: la processione partiva da Santa Maria degli Angeli, snodandosi per la città e giungendo infine a Santa Maria Maggiore. Altri papi continuarono l’iniziativa in occasione della loro elezione al soglio pontificio e durante gravi calamità.

La Certosa, chiusa nel 1810 per ordine di Napoleone, fu riaperta nel 1814 dal pontefice Pio VII. Una volta che egli fu rientrato in Roma rimase nel monastero solo con tre monaci. Ma Pio VII incoraggiò vivamente quel piccolo resto in attesa di tempi migliori. Nel 1870 Pio IX vi inaugurò una mostra d’arte con i Padri del Concilio.

La caduta del potere temporale dei Papi segna anche la fine della Certosa. Infatti nel 1873 il monastero con tutti i suoi beni fu incamerato dal Governo italiano ed i certosini di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri furono costretti ad abbandonare il monastero con l’entrata in vigore della legge 19 giugno 1873 n. 1402, sulla soppressione dell’asse ecclesiastico. Dopo un breve periodo, in cui fu adibita dallo Stato Italiano prima a magazzino militare e poi a Museo Archeologico la chiesa venne presa in custodia dai Minimi di S. Francesco da Paola e poi dal clero diocesano di Roma. La Certosa fu definitivamente chiusa dal Capitolo Generale dell’Ordine nel 1884.

La Meridiana di Francesco Bianchini detta Linea Clementina

Sul pavimento della crociera di S. Maria degli Angeli, di fronte al monumento funebre dedicato al Maresciallo Diaz è collocata la Meridiana, detta anche “Linea Clementina”, lo strumento scientifico della misurazione del tempo più prezioso del mondo.

Fortemente voluta da Papa Clemente XI che la inaugurò il 6 ottobre del 1702, la Meridiana fu realizzata,  con esattezza scientifica, dal Canonico veronese Francesco Bianchini (1662 – 1729),  matematico, astronomo, archeologo e storico.

La scelta del luogo ricadde sulla Chiesa di Santa Maria in quanto essa conservava alcune possenti muraglie che si affacciavano a Meridione perfettamente idonee alla costruzione del foro attraverso il quale sarebbe passata la luce solare che avrebbe dato vita alla Meridiana. Un fattore tutt’altro che secondario nell’orientare la scelta fu la ragionevole certezza della stabilità della muraglia in cui sarebbe stato praticato il foro per il passaggio dei raggi solari, certezza consolidata da quasi 1400 anni di vita, quanti ne erano trascorsi dalla sua costruzione al 1700. La scelta fu felice anche alla luce delle esperienze di altre Meridiane, che ebbero bisogno di interventi, quando non di veri e propri rifacimenti, per effetto di movimenti di assestamento delle pareti.

Lo scopo che si prefiggeva Clemente XI con la costruzione della Meridiana era essenzialmente quello di vigilare sulla data del verificarsi dell’ Equinozio di Primavera, cardine per la determinazione della data della Pasqua e conseguentemente delle altre Feste Mobili della Chiesa e che questa necessità, strettamente liturgica, si incrociava felicemente con le spinte provenienti dal mondo della scienza e dell’astronomia in particolare. Bianchini, coadiuvato nella costruzione da Giacomo Filippo Maraldi – ottimo astronomo e nipote di Gian Domenico Cassini –  ebbe in larga misura come modello per il suo lavoro la Meridiana costruita nel 1655 nella Basilica di San Petronio, a Bologna, dal grande astronomo Gian Domenico Cassini e restaurata per la prima volta già nel 1695. Utilizzò diversi suoi metodi costruttivi e fece uso per i calcoli di tavole elaborate da quello che considerava un Maestro, nei cui confronti manifestava ammirazione e riconoscenza.

La Meridiana di cui abbiamo parlato è visibilmente funzionante ed è quella che attira l’attenzione dei visitatori. Bianchini ha in realtà costruito, come abbiamo ricordato all’inizio, un sistema complesso e unico al mondo, costituito da due Meridiane: quella finora descritta (detta “Australe”, perché rivolta a Sud) ed una seconda Meridiana, detta “Boreale”, rivolta a Nord. Bianchini, infatti, collocò un foro gnomonico all’altezza di metri 24.41 (pari a 1.20 volte l’altezza del foro meridionale) in prossimità della cornice curva della finestra del transetto, nella parete Nord della Basilica, al di sopra dell’arcata che precede il Presbiterio. Il foro era contenuto, in forma di fessura, in una croce metallica inscritta in un cerchio, ancora perfettamente identificabile da un attento osservatore

Anche in questo spicca l’unicità dell’opera di Bianchini: nessuna altra Meridiana possiede questo secondo apparato, ritenuto da quasi tutti coloro che hanno descritto la Meridiana parzialmente distrutto dalla ristrutturazione vanvitelliana. Ma così non è: la meridiana boreale appare tuttora potenzialmente funzionante, ferme restante le ovvie difficoltà pratiche di osservare attualmente la stella polare con un telescopio dall’interno della Chiesa, in condizioni, oltretutto, di luminosità interna ed esterna sicuramente proibitiva.

Le costellazioni raffigurate

Il Sole con un moto apparente che è il riflesso del movimento reale della Terra nella sua orbita annuale compie un percorso apparente tra le Costellazioni, ben conosciuto fin dall’antichità. Gli Astronomi antichi hanno chiamato Zodiaco questo percorso attraverso dodici Costellazioni, cioè una per ogni mese.

Per seguire il movimento annuale del Sole sulla volta celeste, che si traduce in uno spostamento della sua immagine tra i due estremi della Linea Meridiana, sono stati raffigurati in riquadri di preziosi marmi antichi commessi, rispettivamente, il Cancro a Sud, per indicare il Solstizio d’Estate (21 giugno) e il Capricorno a Nord per indicare il Solstizio d’Inverno (22 dicembre). A destra e a sinistra della Linea sono raffigurate, sempre in marmi commessi, tutte le 12 Costellazioni dello Zodiaco. Si tratta di opere di elevato valore artistico, dovute a Francesco Tedeschi su disegni di Carlo Maratti e Domenico Paradisi, tratti da incisioni pubblicate in Uranometria Nova di Giovanni Bayer nel diciassettesimo secolo. Esse danno alla Meridiana di Santa Maria degli Angeli un ineguagliabile primato estetico. Raffigurano le Costellazioni secondo la mitologia corrente e sulle immagini sono incastonate le Stelle di ciascuna Costellazione, in bronzo dorato, di grandezza proporzionale alle rispettive magnitudini. Le grandezze indicate con Stelle in bronzo vanno dalla Prima alla Quinta; la Sesta è indicata con un tondino, sempre in bronzo, e sono infine presenti anche le nebulose, indicate con un tondino ancora più piccolo. Bisogna avvertire che non tutte le 12 Costellazioni in marmi commessi sono sopravvissute nella loro costruzione originaria: due, Toro e Vergine, sono state rifatte perché consunte e sono prive delle Stelle di bronzo che davano loro una spettacolare evidenza. Le raffigurazioni sono contenute in quadrati di 89 cm di lato, tranne lo Scorpione che si è dovuto realizzare in un piccolo triangolo lasciato scoperto dal plinto di una colonna. Anche esso è privo, ma fin dall’origine, delle stelle bronzee della Costellazione, per evidenti motivi di incapienza.

 

 

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